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CASAL DI PRINCIPE – Oltre ai due piccoli esercizi, il gruppo di De Luca ha fatto un cavallo di ritorno in relazione alla restituzione di un'auto rubata nel parcheggio di un grosso centro commerciale, un recupero crediti commissionato da un imprenditore (che è stato indagato), e in questa circostanza alcuni indagati si sarebbero presentati presso l'attività di una delle vittime minacciandola di morte e rompendo alcuni macchinari con una mazza da baseball.

E in tutte le circostanze De Luca e complici avrebbero sempre citato, a sostegno delle proprie richieste, "gli amici di Casale" e "i carcerati", senza mai dare nulla a questi ultimi; è questa la ragione per cui agli indagati non è stata contestata l'associazione camorristica ma solo l'estorsione aggravata. Nell'inchiesta della Dda partenopea risultano indagati in totale 25 persone, tra cui anche due elementi di primo piano del clan Belforte di Marcianise, Camillo Belforte e Achille Piccolo, con cui i De Luca si sono incrociati in relazione all'acquisto di un capannone industriale di Marcianise, per il quale un imprenditore a loro legato aveva versato alla società venditrice un acconto di 500mila euro, salvo poi tirarsi indietro dall'affare; l'imprenditore voleva recuperare i soldi e ha così interessato della sua vicenda i De Luca, che hanno a loro volta informato i referenti del clan Belforte a Marcianise, ma alla fine l'operazione di recupero dei soldi non è andata a buon fine.