Caserta. Dio solo sa cos’altro dovrà succedere da qui fino alla chiusura delle liste per le elezioni politiche del 4 marzo. Quello che è certo, è che si stanno agitando parecchio le acque della politica campana a causa di chi, anche legittimamente, vede, nel passaggio fondamentale del 4 marzo, un’opportunità per ‘dare una svolta’. Ambizioni che si contrappongono a chi, arrivando già da una esperienza romana, non intende riprendere il treno verso la Campania.
Stiamo parlando, in questo caso, dell’ex ministro delle Pari Opportunità Mara Carfagna, chiamata dal presidente Silvio Berlusconi per dare una mano nella gestione di questa delicata fase di trattativa territoriale sulla spartizione dei collegi elettorali con le altre forze della coalizione. Compito non facile visto che, proprio sulla scelta delle candidature, si è consumata la rottura di un vero e proprio ‘asse storico portante’ di Forza Italia Campania, quello tra l’ex ministro e Stefano Caldoro, attualmente consigliere regionale dopo la sconfitta subita ad opera di De Luca.
Una rottura che, come ampiamente comprensibile, comporta qualche fibrillazione anche in Terra di Lavoro. Stefano Caldoro, in provincia di Caserta, dispone di un gruppo nutrito di ‘sostenitori’ tutti provenienti dal laboratorio politico del ‘Nuovo Psi’, la formazione che tentò di raccogliere nella coalizione di centrodestra pezzi della diaspora socialista.
Il riferimento caldoriano che, dopo la rottura dell’asse con la Carfagna, è passato sul ‘chi va là’ è il consigliere regionale Massimo Grimaldi. Oddio, di vere e proprie fibrillazioni non si può parlare. Grimaldi è in un periodo di profonda vicinanza ai vertici del partito sia regionale che provinciale anche se rischia di dover ridimensionare le sue ambizioni per le più alte ragioni della politica.
In buona sostanza Stefano Caldoro ha fatto quello che, né più né meno, chiunque al suo posto avrebbe fatto: rivendicare per sé una gratificazione dopo anni passati a fare la politica sul territorio prima amministrando la Regione e ora continuando a fare l’opposizione in consiglio regionale a quel ‘mostro’ della comunicazione politica d’attacco che è Vincenzo De Luca. Uno sforzo non da poco per Caldoro che non ha esattamente ‘le physique du rôle’ per contrastare il veemente Governatore.
Se Caldoro non ha il fisico, però, è dotato di cervello che ha messo in funzione. Stefano Caldoro ha capito che quelle del 4 marzo non saranno elezioni ‘normali’. Probabilmente per la prima volta, complice una legge elettorale ancora più assurda del Porcellum, si ha fin da ora la sensazione che il rischio di ingovernabilità è concreto. L’opzione della ‘grande coalizione’ per mettere insieme Pd e Forza Italia potrebbe non concretizzarsi se i risultati dei due partiti maggiori fossero al di sotto delle aspettative, come i sondaggi stanno lasciando intendere.
A questo punto Caldoro si è fatto due conti e si è reso conto che eleggere una 15ina di parlamentari tra Camera e Senato potrebbe, nell’ottica di una grande coalizione (che in Italia, fino ad oggi, si è tradotta in un mercato delle vacche di Montecitorio) essere un punto di forza non da poco per giocarsi un posto da Ministro, incarico già ricoperto ai tempi del Governo Berlusconi prima di diventare Governatore della Campania.
Da questo ragionamento è scaturito l’elenco di nominativi caldoriani spedito ai vertici del partito, Carfagna inclusa. A quel punto è stata l’ex ministro delle Pari Opportunità a essere stupita. Se in Forza Italia dovesse passare la linea caldoriana, Massimo Grimaldi sarà il candidato di punta nel collegio che comprende il capoluogo, posto ambito anche da Gianpiero Zinzi (ma di questo parleremo domani in un articolo dove affronteremo il tema della spartizione dei seggi all’interno della coalizione di centrodestra).
Per quanto riguarda Caldoro e Grimaldi è maggiormente ipotizzabile una soluzione di compromesso tra le ambizioni di Caldoro e della Carfagna con conseguente spostamento del consigliere regionale di Carinola in un altro collegio della Terra di Lavoro.