Caserta. Maria Assunta Cavallo. Pesanti violazioni della privacy dei pazienti in una delle cliniche più prestigiose della Bergamasca, conosciuta su tutto il territorio per le specifiche prestazioni che eroga ai malati. Sicuramente il personale e la Dirigenza della struttura non sono a conoscenza della talpa che si nasconde all’interno della clinica, e che fornisce i dati sensibili di quelle persone che hanno subito un infortunio o un incidente per spingere i malcapitati a rivolgersi ad una specifica compagnia di pratiche assicurative e risarcitorie. Una sorta di legale dei consumatori che si trova ‘al momento giusto al posto giusto’ solo che, in questo caso, il momento è il posto sono sempre giusti visto che è lui stesso a contattare i clienti della clinica.
Per ora risulta solo un caso accertato anche se, visto quanto riferito dalla persona che gestisce i dati degli infortunati per trasformarli in propri clienti, i casi potrebbero essere molti di più, come si evince da una serie di registrazioni telefoniche effettuate dalla vittima. La segnalazione giunge da una donna Casertana che nel tardo pomeriggio del 17 Gennaio 2018 è stata contattata telefonicamente da un uomo (che chiameremo Sandro visto che tutta la vicenda deve ancora passare sotto il vaglio della magistratura), e che si è presentato nella qualità collaboratore della nota struttura sanitaria la quale avrebbe fornito il numero di telefono della donna e tutte quelle informazioni inerenti al tipo di terapia che stava effettuando.
L’uomo ha spiegato che gestiva le pratiche di risarcimento della struttura e ha chiesto delucidazioni alla donna sull’incidente che l’aveva condotta alla clinica. La donna fiduciosa del fatto che l’uomo gestisse le pratiche per nome e per conto della struttura, visti anche i particolari e i dati sensibili conosciuti, si è fidata e ha raccontato la sua storia arricchita di ogni particolare. Nulla di strano nella prima telefonata poi altri contatti telefonici fino a quando l’uomo non ha chiesto un incontro, prima del passaggio in Clinica, presso l’agenzia di pratiche assicurative sita nel centro della città lombarda.
Nelle conversazioni registrate emerge chiaramente l’approfondita conoscenza dei dati sanitari interni alla Clinica e messi a disposizione, evidentemente, all’assicuratore. Da 50 anni durerebbe, secondo lo stesso ‘Sandro’, il rapporto di lavoro tra l’agenzia e la struttura sanitaria e, sempre nelle registrazioni, è emerso il nome della dottoressa che trasmesso il numero di telefono del paziente. “non si potrebbe ma se lo fa è perché la persona ha bisogno” le parole utilizzate a conferma dell’irregolarità dell’operazione ‘acchiappaclienti’.
Fatti gravissimi che in passato hanno coinvolto altri ospedali e dove poi sono state le indagini delle forze dell’ordine a rivelare il nome della talpa di turno. Nessun caso giustifica il passaggio a terze persone, di documenti sanitari su cui dovrebbe vigere il riserbo più assoluto. La donna ha già preparato un esposto alla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Bergamo a cui toccherà indagare su questo caso di violazione delle norme sulla privacy.