MARCIANISE – E’ stato arrestato stamattina Giuseppe Alberico, genero del boss Salvatore Belforte. L’uomo è stato condotto in carcere. Percepiva lo stipendio dello Stato e viveva sotto falsa identità nel programma di protezione, ma continuava a chiedere estorsioni.
Il suocero, Salvatore Belforte, per 2 anni collaboratore di giustizia, ha perso i benefici attribuiti allo status di collaboratore perchè scaricato dalla Dda. Con lui anche la figlia Gelsomina e il marito di lei, Alberico.
Su ordine del gip Alfonso Sabella, il genero di Belforte è stato, dunque, arrestato. La Squadra Mobile lo ha rintracciato a Voghera dove si era trasferito per entrare nel programma di protezione.
QUI SOTTO IL COMUNICATO STAMPA DELLA QUESTURA DI CASERTA
Nella mattinata odierna, personale della Squadra Mobile della Questura di Caserta ha dato esecuzione a un’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dall’Ufficio del Giudice per le Indagini Preliminari presso il Tribunale di Napoli, su richiesta della locale D.D.A., nei confronti di ALBERICO Giuseppe, classe 1980, domiciliato in Marcianise, detto “Peppe il mostro”, elemento di spicco dell’organizzazione camorristica denominata “clan Belforte”, ritenuto responsabile di estorsioni commesse con l’aggravante del metodo mafioso, in concorso con la moglie BELFORTE Gelsomina classe 1987, figlia dell’ex collaboratore di Giustizia BELFORTE Salvatore, già, unitamente al fratello Domenico, al vertice dell’omonimo e storico clan di camorra, noto anche come clan dei Mazzacane, operante nelle zone di Caserta e Marcianise.
Le indagini della Squadra Mobile, coordinate dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Napoli, hanno consentito di accertare che gli stessi, nel mese di aprile 2016, allontanandosi senza autorizzazione dalla località protetta in cui il relativo nucleo familiare era stato condotto, a seguito di adesione al programma di protezione, effettuavano estorsioni ad alcuni imprenditori marcianisani, già oggetto delle illecite pretese del citato “clan Belforte”.
In particolare gli indagati, avvalendosi della forza di intimidazione dell’associazione camorristica di appartenenza, dopo aver portato i saluti del congiunto capo clan Salvatore Belforte in occasione delle festività pasquali, imponevano alle vittime il versamento della somma di 2.000 euro al fine di contribuire al sostentamento della famiglia Belforte.