Il gup ha inflitto condanne per Armando Della Corte a 9 anni e 2 mesi; Salvatore Prato a 7 anni e 4 mesi; Maria Perfetto a 6 anni e 10 mesi; Amalia Giacchetta a 5 anni e 10 mesi; Domenico Bassolino a 5 anni e 8 mesi; Nunzia Moccia a 5 anni e 8 mesi; Giovanni Rosano a 5 anni e 6 mesi; Gennaro Savanelli a 5 anni e 2 mesi; Luisa Guarino a 5 anni; Paola Di Grazia a 4 anni e 8 mesi; Federico Di Giacomo a 4 anni e 8 mesi; Giovanni Biondi a 4 anni e 8 mesi; Bartolomeo Pagliuca a 4 anni e 8 mesi; Antonio Termano a 4 anni e 8 mesi; Rosa Santoro a 4 anni e 8 mesi; Anna Teresa Capasso a 4 anni e 8 mesi; Andreina Esposito a 4 anni e 8 mesi; Alessio Savanelli a 4 anni e 8 mesi; Paolo Giacchetta a 4 anni e 8 mesi; Angelo Liberto a 4 anni e 8 mesi; Angela Odesco a 4 anni e 8 mesi; Gennaro Esposito a 4 anni e 8 mesi; Luigi Esposito a 4 anni; Carmine Savanelli a 4 anni e 8 mesi; Luana Di Fabio a 4 anni e 8 mesi; Ruggiero Guarino a 3 anni e 4 mesi; Giuseppe Belviso a 3 anni e 4 mesi. Sono di Aversa, Trentola Ducenta, San Marcellino, Parete, Caserta e Casapesenna. Nel collegio difensivo gli avvocati Ferdinando Letizia, Pasquale Delisati, Federico Simoncelli, Rosario Capasso e Angelo Raucci.
Dall’inchiesta è emerso trattasi di un’associazione a delinquere finalizzata al riciclaggio, volta a vantaggio della fazione Zagaria, della federazione malavitosa casalese.
E’ emerso un meccanismo particolarmente sofisticato e strutturato, basato sull’accumulo di debito nei confronti dell’Erario attraverso una fitta rete di società fittizie che producevano fatture false.
Tale meccanismo veniva interamente gestito ersone legate alla fazione “Zagaria” in particolare Giuseppe Guarino, cognato di Giacomo Capoluongo, fratello di Maurizio che è stato scarcerato di recente dopo avere scontato una pena al 41bis.
AVERSA/CASAPESENNA/TRENTOLA DUCENTA/SAN MARCELLINO. Un giro milionario vorticoso per alimentare le casse del clan Zagaria. Lo scenario delineato dalla Dda, pur con qualche distinguo (soprattutto per quanto concerne l’aggravante mafiosa, non pienamente riconosciuta), ha ottenuto primo avallo importante nella sentenza di primo grado, emessa nel pomeriggio per coloro che hanno scelto il rito abbreviato.
Il gup ha inflitto condanne per Armando Della Corte a 9 anni e 2 mesi; Salvatore Prato a 7 anni e 4 mesi; Maria Perfetto a 6 anni e 10 mesi; Amalia Giacchetta a 5 anni e 10 mesi; Domenico Bassolino a 5 anni e 8 mesi; Nunzia Moccia a 5 anni e 8 mesi; Giovanni Rosano a 5 anni e 6 mesi; Gennaro Savanelli a 5 anni e 2 mesi; Luisa Guarino a 5 anni; Paola Di Grazia a 4 anni e 8 mesi; Federico Di Giacomo a 4 anni e 8 mesi; Giovanni Biondi a 4 anni e 8 mesi; Bartolomeo Pagliuca a 4 anni e 8 mesi; Antonio Termano a 4 anni e 8 mesi; Rosa Santoro a 4 anni e 8 mesi; Anna Teresa Capasso a 4 anni e 8 mesi; Andreina Esposito a 4 anni e 8 mesi; Alessio Savanelli a 4 anni e 8 mesi; Paolo Giacchetta a 4 anni e 8 mesi; Angelo Liberto a 4 anni e 8 mesi; Angela Odesco a 4 anni e 8 mesi; Gennaro Esposito a 4 anni e 8 mesi; Luigi Esposito a 4 anni; Carmine Savanelli a 4 anni e 8 mesi; Luana Di Fabio a 4 anni e 8 mesi; Ruggiero Guarino a 3 anni e 4 mesi; Giuseppe Belviso a 3 anni e 4 mesi. Sono di Aversa, Trentola Ducenta, San Marcellino, Parete, Caserta e Casapesenna. Nel collegio difensivo gli avvocati Ferdinando Letizia, Pasquale Delisati, Federico Simoncelli, Rosario Capasso e Angelo Raucci.
L’inchiesta ha inquadrato un’associazione a delinquere finalizzata al riciclaggio a vantaggio della fazione Zagaria della federazione malavitosa casalese. A gestire il meccanismo, particolarmente sofisticato, basato sull’accumulo di debito nei confronti dell’Erario attraverso una fitta rete di società fittizie che producevano fatture false, erano persone legate alla fazione “Zagaria” in particolare Giuseppe Guarino, cognato di Giacomo Capoluongo, fratello di Maurizio che è stato scarcerato di recente dopo avere scontato una pena al 41bis.
Il welfare del clan dei Casalesi ali,mentato da un complesso giro di frodi fiscali strutturato in tre livelli, è stato scoperto dalla Guardia di Finanza, grazie ad una consulenza affidata a un funzionario della Banca d’Italia, da cui sono emersi flussi finanziari anomali.
Le indagini hanno consentito di identificare 11 persone a gestire le società e i conti correnti, avanti il ruolo di “spicciatori”, ovvero incaricati di eseguire i prelievi di denaro contate in banca o alle Poste, in cifre contenute, al fine di non far scattare gli “allert” dell’antiriciclaggio.
I finanzieri hanno stimato l’ammontare dei prelievi degli “spicciatori” a circa 55mila euro al giorno. Tale denaro veniva, in seguito, fatto confluire nelle mani degli organizzatori.