Rubrica a cura di Nando Astarita
Il post con cui lo scrittore Alessandro Baricco ha di recente rivelato il suo grave male induce a varie riflessioni.
La più immediata è la semplicità della rivelazione, senza tracce di vittimismo o ostentazione di chissà quali virtù eroiche.
È una comunicazione laica, asciutta e che non strizza occhio al facile, fugace e spesso anche ipocrita pietismo di questi casi. Insomma, quasi una comunicazione di servizio e forse resa solo per essere personaggio pubblico.
Una lezione di dignità e di stile per i tanti che usano i social come sfogatoi dei loro problemi esistenziali o per tristi solfe auto celebrative.
I social traboccano di lamenti per piccoli danni di salute, di attestati sentimentali, di certificazioni dello status socioeconomico raggiunto con esibizione di ciò che invece evoca “culi che non hanno mai visto camicie”.
Per non dire di chi, come strega di Biancaneve, cerca ogni giorno pietose lusinghe con ipertrofico sfoggio di maestria culinaria oppure esibendo muscoli, curve, occhioni fatali e perfino stucchevoli salotti buoni. Insomma
un vero e proprio outlet di se stessi per raccattare eterei consensi utili a rafforzare traballanti considerazioni di se stessi A costo di spendere a piene mani i quel che gli resta di dignità.
Ma così s’inquina non poco uno strumento come il web social che invece ha enormi potenzialità positive. Se ne accorse anche Eco, purtroppo ricordato da quelli della cultura prêt a porter solo per quella prima negativa opinione.
È citazione datata come di solito chi ne fa sfoggio perché oggi i social sono componente ineludibile della società.
Ovviamente, sono come carta bianca: utile per scriverci demenzialità oppure genialità ma, in ogni caso, con enorme possibilità di diffusione immediata.
Infatti, non è un caso che perfino la politica interna e quella internazionale oggi si fanno a colpi di Twitter.
Dunque i social possono creare e diffondere cultura oppure alimentare ignoranze e pregiudizi. Possono promuovere iniziative sociali, l’impegno civico e sensibilizzare su temi essenziali per il progresso dell’umanità. Ma sopratutto i social sono sempre più
il futuro di tutti noi e presto la loro versione di di oggi apparirà primitiva. Si vivrà in un mondo virtuale dove sarà possibile qualsiasi attività in qualunque posto senza fare un passo e la socialità fisica, il contatto umano potrebbero diventare rarità sostituite dalle connessioni.
Non a caso, il creatore di FB Mark Zuckerberg ci sta già lavorando da un pezzo e ha dato perfino un nome nuovo “ Metaverso” a questo mix inscindibile di realtà, internet, realtà aumentata e realtà virtuale, entertainmejt, gamimg, ecc. ecc.
Ecco ciò che ci aspetta dietro l’angolo e non sarà tutto rose e fiori.
Perciò sta solo a noi essere capaci di restare “umani” oppure lasciarci travolgere come foglie morte dal questo tornado cibernetico.
E allora sarà meglio cominciare fin d’ora a migliorarci, ad addestrarci per questa prossima “navigazione” sopratutto rispolverando vecchi arnesi alquanto in disuso come riservatezza, coerenza, consapevolezza e dignità.
Insomma, immergiamoci pure nei social ma sempre coi piedi per terra e soprattutto smettendo di metterci ai centro dell’universo web.
Cominciano a prendere coscienza che dei nostri fatterelli, belli o brutti che siano, ai di là degli elemosinati likes, nella realtà non interessa una beata cippa a a nessuno.
Fatto salvo ovviamente quelli che per scarsità di neuroni, per avere illusione di vita si nutrono avidi di fatti altrui come vecchie comari in remoti cortili.
E allora se proprio qualcuno si sentisse in divere di aggiornare il mondo web sulla propria vita, che almeno lo faccia si con l’eleganza, la sobrietà e con la dignità di Baricco. Quanto meno avrà cosī dimostrato c che coi social possiamo anche migliorarci.