San Tammaro (Nando Astarita). Dopo il restauro delle facciate, almeno da fuori, appare tutto tirato a lucido il Real Sito di Carditello e perciò spicca ancor più il bianco dello stemma che i Savoia vollero apporre lì sopra , come su un po’ tutto ciò che era stato dei Borbone, quasi a marcare il loro nuovo territorio. Ma quello stemma oggi appare castrato perché, nella notte fra il 16 ed 17 novembre del 2011, fu rubata l’enorme corona in marmo che lo sormontava. Ma non fu quello un furto né straordinario né difficile perché i ladri per anni avevano già spogliato, forse su commissione, il Real Sito di tutto ciò che era asportabile come cancelli in ferro, gradini in marmo di scale, pezzi di preziosi affreschi, caminetti, portali in marmo, pilastrini delle balaustre , pavimenti del ‘700, ecc. Ladri di galline però, perché, la parte più difficile di quei loro furti era la fatica fisica per il peso di ciò che portavano via dato che il rischio di essere sorpresi era pressoché zero, essendo il luogo deserto ed incustodito malgrado i beni che conteneva. Insomma, poveracci, mica ladri professionisti. Gente che, per un tozzo di pane, ha spogliato il proprio territorio delle sue bellezze nell’indifferenza generale. Infatti, quello scempio terminò solo quando un uomo di quella terra, il contadino Tommaso Cestrone, decise che era necessario difendere quel patrimonio diventandone custode volontario, a suo rischio e a sue spese. Una grande lezione di civismo per tanti “distratti” da parte di una persona semplice ma eccezionale, troppo presto scomparsa e da troppi dimenticata. Comunque, le indagini fatte a suo tempo dalle forze dell’ordine per quei furti, pare non portarono granché risultati. E questo dispiace, mica per chissà quali pene da dare a quei ladri, ma piuttosto perché sarebbe stato opportuno scoprire gli eventuali mandanti dei furti o, per lo meno, chi comprava quella refurtiva. E tuttora, sarebbe davvero interessante scoprire, per esempio, chi ha deciso di avere nella propria casa quella enorme corona in marmo. Sapere quale può essere stata la motivazione perché di certo non si diventa mica re e nemmeno soltanto qualcuno solo perché si possiede una corona, per quanto gigante. E poi, forse sarebbe anche il caso di spiegare a costui che è in possesso di una corona posticcia, mica quella dei Borbone, creatori lungimiranti di Carditello, ma la corona di un re Savoia messa lì come si mette un cappello sulla sedia per dire che quel posto ora è tuo. Insomma, chi possiede la corona dovrebbe liberarsi di una mascherata del genere e, specie se uomo del sud, farla ritrovare, come dono di Babbo Natale alla tanto sfortunata Carditello. Sarebbe un gesto di grande valore simbolico perché così, la corona rimessa al suo posto, potrebbe ricordare a tutti che quando un popolo non è unito, non è deciso a lottare per difendere il proprio patrimonio di bellezze, esso può essere facile preda di chiunque. Perfino di chi non esita a mettere targhe false su ciò che non è suo.