San Felice a Cancello. E’ in corso l’udienza dibattimentale del processo per la tangentopoli sanfeliciana che ha condotto all’arresto, tra gli altri, dell’ex sindaco Pasquale De Lucia e della ex presidente del Cda di Terra di Lavoro spa Rita Di Giunta. Questa mattina, a sedersi per primo di fronte al collegio giudicante, all’accusa e alle difese degli imputati, è stato Raffaele Affinita, titolare di una impresa edile che aveva lavorato per l’ex primo cittadino. L’impresa edile, in particolare, aveva tinteggiato una villetta e un capannone di De Lucia, lavori conclusi nel novembre 2012. Il pm Cozzolino si è concentrata sul committente dei lavori (Andrea De Lucia) e su come, quest’ultimo, aveva pagato il lavoro svolto.
Più oscuri i contorni della testimonianza dell’imbianchino Vincenzo Rivetti il quale, pressato dalle domande della Cozzolino, ha dichiarato in aula: “Dovrei passare io come criminale?”. A fronte dell’affermazione il Giudice ha tranquillizzato il testimone dicendogli semplicemente di ripetere quanto aveva detto ai Carabinieri all’epoca dell’inchiesta. Rivetti, però, non ha risposto negando di conoscere fatti e circostanze. Non ricorda, inoltre, perchè i vigili fermarono i lavori in corso. Di fronte ai tanti non ricordo il pm Cozzolino ha domandato a Rivetti se non avesse perso la memoria sottoponendogli le foto di alcuni vigili andati ai cantieri. Va registrato che questo scambio di domande e risposte ha provocato una risata da parte della figlia dell’ex sindaco Pasquale De Lucia.
A fronte di questa anomala situazione e dopo aver redarguito gli avvocati della difesa, la pm Cozzolino ha chiaramente espresso in aula la convinzione che la testimonianza di Rivetti sia stata condizionata da qualcuno. A quel punto, notata la presenza in aula di altri testimoni da sentire in giornata, l’udienza è stata sospesa per consentire la loro uscita dall’aula.
Alla ripresa dei lavori è toccato a Renzo Rivetti, figlio di Vincenzo, rispondere, o meglio non rispondere alle domande della Cozzolino (CLICCA QUI per leggere la notizia).
Il ‘non ricordo’ è diventata la formula di giornata al processo De Lucia. Michele De Lucia, muratore convocato come testimone dei fatti finiti sotto la lente della Procura, si è adguato al leit motiv di giornata. De Lucia avrebbe dovuto installare una scala nell’appartamento acquistato dal Maresciallo dei Carabinieri Fraisse. Proprio per capire come dovesse essere realizzata il muratore telefonò alla moglie di Fraiese. Telefonata finita nelle intercettazioni e che De Lucia contesta parlando di trascrizione errata. “Io non so niente e non dovrei essere qui” ha dichiarato il muratore.
Momenti incandescenti, invece, quando al banco dei testimoni si è presentato il geometra Agostino Di Luca. Di Luca ha dichiarato, appena seduto, di aver subito un abuso dal Pm Cozzolino che l’aveva convocato con urgenza senza preavviso all’udienza precedente. Nel corso dell’esame, però, Di Luca è sfuggito alle domande divagando con toni sferzanti, costringendo il giudice a minacciarlo di una denuncia per ‘oltraggio alla corte’.
LA TANGENTOPOLI SANFELICIANA. Che casino al processo! Il geometra di Luca fa l'anguilla e il giudice lo vuole denunciare per oltraggio alla corte
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