SPARANISE (Floriana Frezza) – Ha militato per alcuni anni nella parrocchia di Sparanise al fianco del parroco don Liberato Laurenza trascinando, contagiando, spronando anche con forti provocazioni i fedeli a non aver paura a ricoprire il compito di testimoni della fede in Cristo che non è un lasciapassare, uno sconto, un’ agevolazione al vivere la nostra esistenza terrena, tutt’altro è condividere la croce nella misura quotidiana che ci viene data. Spesso siamo sopraffatti da una fede dormiente, intorpidita da riti, dalle abitudini oppure da convinzioni di essere nel giusto, spesso da azioni dettate in nome e per conto di DIO, atteggiamenti troppo poco messi in discussione che implicano comportamenti ambigui.
Don Raffaele Farina, un sacerdote dalle omelie sapientemente curate che trasferisce ai fedeli, a chiare lettere, il senso dell’essere cristiani, organizzando nelle prediche spunti di riflessione da portare a casa.
Il suo entusiasmo e la sua convinta scelta alla chiamata al servizio della Chiesa ne fanno un fiume in piena che, al suo passaggio, travolge e accresce la sua portata.
Questo periodo proficuo ha subito una fase di arresto improvviso, la notizia che da qualche settimana permeava tra il popolo dei fedeli increduli si è resa pubblica dallo stesso sacerdote due settimane fa quando, dopo la celebrazione, ha comunicato il termine del proprio mandato nella parrocchia di Sparanise per il trasferimento presso una nuova sede a Napoli, lasciando nella comunità una profonda tristezza.
Dopo le numerose e interessanti iniziative realizzate nella cittadina non poteva non lasciare un ennesimo dono alla comunità sparanisana con uno spettacolo – musical dal titolo: “Miettice ‘a faccia”, portato in scena sabato 10 luglio.
Una denuncia e profonda riflessione sul piano antropologico, sociologico e psicologico del tessuto di una collettività amareggiata, stanca, omertosa, rinunciataria e al contempo pronta a distruggere, presa dal vortice del proprio egoismo e presa da un potere spesso fine a se stesso. Si diventa indeboliti da un sistema che ci vuole spettatori latenti della nostra esistenza, mai propositivi per il timore di essere giudicati da elementi cattedratici che non leggono lo spessore umano e che ci educano alla pedagogia della superficialità e dell’apparenza. Si confondono così le persone dietro cotanta finta pedagogia.
Centinaia gli spettatori che emozionati hanno seguito le battute del copione curato dall’eclettico sacerdote, copione condiviso da circa sessanta giovani che con minuziosa cura hanno messo in scena un panorama di bravura (recitazione, canto, ballo) convinti da un senso profondo di dovere morale a loro affidato, quello di lasciare messaggi chiari da far portare a casa, ancora una volta. Scenografie imponenti come a voler coinvolgere, travolgere e stravolgere una quiete che rischia di assoggettare un popolo a non riconoscere più se stesso, la propria appartenenza. Insomma un grido accorato alla ridente Campania Felix oggi ridotta a discarica, a terra dei fuochi sottomessa e vessata.
I giovani DEVONO essere posti nelle condizioni di vivere dignitosamente la propria vita, i giovani fonte di ricchezza, forza, intelligenza DEVONO POTER COSTRUIRE IL PROPRIO FUTURO NELLA TERRA DOVE SONO NATI, i giovani sono l’apporto, la garanzia a tutela della nostra terra. Educhiamo i nostri figli al rispetto dell’altro, dell’ambiente in cui vivono. L’ingranaggio farraginoso delle Istituzioni spesso preferisce mortificare anziché promuovere la cultura, il territorio e il ventaglio di giovani dotati di notevole ingegno. Se non si investe nei giovani, abbiamo fallito. Questo il grido di speranza. Grazie Don Raffaele Farina