antica cittadella
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Inchiesta della Dda
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CASAL DI PRINCIPE - Le richieste di condanna sono arrivate ieri dai sostituti procuratori della DDA di Napoli, Roberto Patscot e Fabrizio Vanorio, nel processo per riciclaggio, frode fiscale e intestazione fittizia di beni, aggravati dall’intento di agevolare il clan dei Casalesi. I sei imputati, accusati di far parte di una rete di riciclaggio connessa al clan camorristico, potrebbero affrontare pene severe se venissero accolte le richieste della Procura.

Le richieste di pena

Le condanne richieste sono le seguenti:

  • 10 anni per Antonio Luca Iorio
  • 7 anni per Antonio Caliendo
  • 6 anni per Gaetano Marrapese
  • 4 anni per Ersilia Carano
  • 3 anni per Alfonsina Russo
  • 1 anno e 8 mesi per Maria Di Gaetano, moglie di Marrapese
  • Assoluzione per Nicolino Iorio

I sei sono stati coinvolti in un’inchiesta che ha visto il coinvolgimento della Guardia di Finanza di Roma, con il supporto del Comando Provinciale di Caserta. L’indagine ha messo in luce operazioni economiche sospette, tra cui società di facciata, fatture false e bonifici che, secondo gli inquirenti, servivano a riciclare denaro attraverso operazioni connesse al clan dei Casalesi.

L’inchiesta 

Le indagini si sono concentrate su una serie di aziende legate ai Casalesi, tra cui la società di rifiuti “Ambienta”. Secondo gli investigatori, la società avrebbe usato fatture emesse da aziende cartiere riconducibili a Caliendo per operazioni fittizie, gonfiando i costi e riciclando il denaro attraverso bonifici internazionali, principalmente verso paesi come la Bulgaria e il Regno Unito.

Nel corso dell’operazione sono stati sequestrati beni per un valore superiore a 11 milioni di euro, tra cui orologi di lusso, auto di alta gamma e quote aziendali. Tra le aziende coinvolte ci sono anche Edil Scavi e Geca Costruzioni Scavi.

Il processo, che proseguirà con la lettura del dispositivo in aprile, si inserisce in un quadro più ampio di indagini contro il clan dei Casalesi, finalizzate a combattere il riciclaggio e il reimpiego di capitali illeciti.

Il collegio difensivo degli imputati è composto da diversi avvocati, tra cui Carlo De Stavola e Mirella Baldascino.

Il caso ha suscitato grande attenzione, sia per la portata dei reati contestati, sia per l’impatto delle operazioni sui territori del casertano.