Estorsioni, parte il processo al boss Clemente Massaro e alla sua compagna
Il dibattimento per il clan Massaro è iniziato al tribunale di Napoli. L’accusa riguarda un’estorsione da 3.500 euro a una ditta impegnata nei lavori pubblici di Santa Maria a Vico

SAN FELICE A CANCELLO (Lucia Sforza). È cominciato presso il Tribunale di Napoli il processo con rito abbreviato per Clemente Massaro, e la compagna Antonietta Sgambato. Entrambi sono detenuti nel carcere di Santa Maria Capua Vetere dal marzo 2025, accusati di aver estorto denaro a una ditta appaltatrice impegnata nei lavori del nuovo campus scolastico di Santa Maria a Vico.
I lavori, del valore di 4 milioni di euro, sono finiti nel mirino del boss, tornato sul territorio nel dicembre 2023. L’udienza è stata rinviata al prossimo ottobre per problemi legati alle notifiche.
La prova regina: la consegna della busta al bar
Il 21 febbraio 2025 rappresenta la data chiave per l’inchiesta. Quella mattina, in un parcheggio del Conad in via Puoti, a San Felice a Cancello, si è consumata la presunta estorsione. Il dipendente della ditta ha consegnato una busta contenente circa 3.500 euro a Clemente Massaro, arrivato a bordo di una Fiat 500X con la compagna.
Dopo un momento di esitazione, la busta è stata appoggiata su un tavolino di un bar poco distante, prontamente afferrata dal boss e poi passata alla compagna, che l’ha nascosta nella sua borsa.
"Da ora siete protetti": le parole del boss
Durante quell’incontro, il boss avrebbe tranquillizzato il dipendente della ditta: “Potete lasciare anche le chiavi nel quadro, da oggi siete nella mia sfera di protezione”. Un messaggio chiaro, che evidenzia la dinamica di controllo territoriale imposta dal clan.
Prima di congedarsi, Massaro avrebbe anche annunciato un nuovo appuntamento prima di Pasqua, probabilmente per incassare un’altra tranche del “pizzo”.
Le indagini: telecamere e pedinamenti
I carabinieri della compagnia di Maddaloni erano già sulle tracce della coppia, residente in vico Castello a San Felice. Le immagini delle telecamere del Conad e del bar hanno documentato tutta la scena della consegna della busta.
Da lì è partita la ricostruzione completa: l’identificazione dell’autista della Panda coinvolto nella consegna, la sua connessione con la ditta appaltatrice e il ruolo diretto del boss. Inoltre, secondo le informative, Massaro e la compagna erano spesso in giro e in contatto con diversi imprenditori locali.
Prossima udienza in autunno
Il processo riprenderà ad ottobre. L’accusa punta a dimostrare che quella del 21 febbraio non era un’azione isolata, ma parte di una strategia di controllo economico e intimidazione ai danni delle aziende operanti nel territorio.