Appalti RFI e clan casalesi, nipote pressato: le difficoltà della prova
Nel processo sulle infiltrazioni mafiose in RFI, il controesame del nipote Apicella evidenzia pressioni dallo zio Dante. La DIA ammette la frammentarietà degli elementi diretti

CASAL DI PRINCIPE (Lucia Sforza)- Il processo sulle presunte infiltrazioni del clan dei casalesi negli appalti di RFI (Rete Ferroviaria Italiana), che vede alla sbarra numerosi imputati tra cui membri delle famiglie Schiavone e Apicella, prosegue con il controesame di un ufficiale della DIA (Direzione Investigativa Antimafia). Il dibattimento si concentra sulla complessità della ricostruzione dei fatti, risalenti a diversi anni fa, e sulle presunte ingerenze criminali.
Pietro Apicella: un ruolo accettato con insofferenza
Nel corso dell'udienza è emersa la complessa dinamica interna alla famiglia Apicella. Secondo quanto riferito dal militare della DIA, Pietro Apicella avrebbe più volte manifestato un profondo malessere per le pressioni esercitate su di lui dai familiari, in particolare dallo zio Dante Apicella, e dal gruppo riconducibile alla fazione Schiavone (quella del noto boss Sandokan). In aula è stato spiegato che Dante avrebbe utilizzato il nipote come tramite per messaggi e contatti , un ruolo che Pietro avrebbe accettato con crescente insofferenza.
La difesa del nipote: elementi frammentari sulla gestione del denaro
Nel controesame richiesto dalla difesa di Pietro Apicella è stato evidenziato come non siano emersi elementi CONCRETI che colleghino in maniera diretta il nipote alla GESTIONE o alla RISCOSSIONE di DENARO destinato al Clan Schiavone. Il quadro ricostruito dalla DIA, secondo quanto riferito in aula, risulterebbe frammentario, proprio perché legato a vicende di lungo periodo.
La difesa ha inoltre ottenuto riscontri parziali su altre ipotesi accusatorie:
- Forniture Monopolistiche: Non risultano riscontri oggettivi sull’ipotesi che Apicella si rifornisse esclusivamente da fornitori riconducibili allo zio; la lista degli approvvigionamenti non sarebbe stata monitorata sistematicamente, né vi sarebbero state verifiche dirette nei cantieri.
- Monopolio del Porfido: Anche l’ipotesi di un monopolio nella fornitura dei cubetti di Porfido non ha trovato piena conferma, poiché negli elenchi compaiono altre ditte non inserite nel cosiddetto “sistema Apicella”.
Gli accertamenti patrimoniali su Nicola Schiavone
Per quanto riguarda altri imputati come Angelo Massaro, Antonio Perillo e vari componenti della famiglia Diana, il loro coinvolgimento sarebbe emerso principalmente attraverso intercettazioni in cui venivano citati i nomi di Pietro e Dante Apicella o di collaboratori come Luigi Belardo e Antonio Magliulo. Successivamente è stato anche sentito un maresciallo del Nucleo Investigativo dei Carabinieri di Caserta, che ha illustrato gli accertamenti patrimoniali eseguiti su Nicola Schiavone. Dalle verifiche, secondo quanto dichiarato, non sarebbero emerse società a lui riconducibili risultate aggiudicatarie dirette di appalti RFI.
Prossime udienze e imputati eccellenti
Il processo proseguirà nel mese di dicembre con l’esame dello stesso Nicola Schiavone. Alla sbarra, tra gli altri, figurano: Nicola e Vincenzo Schiavone, Pietro e Francesco Apicella, vari componenti della famiglia Diana, Luigi Belardo e altri imputati. Le accuse contestate a vario titolo spaziano dall’associazione mafiosa all’estorsione, dall’autoriciclaggio all’intestazione fittizia di beni.






