LA RIVELAZIONE CHOC. Il pentito svela il sistema delle scommesse truccate: “Tutto nelle mani del clan
Vincenzo D’Angelo, amico dei figli di Sandokan, racconta come il gruppo criminale usi il gioco d’azzardo per finanziare detenuti e gestire affari in Italia e all’estero

CASAL DI PRINCIPE (Lucia Sforza)- Il collaboratore di giustizia Vincenzo D’Angelo, ha ricostruito davanti alla Direzione Distrettuale Antimafia una rete familiare fittissima e ben radicata tra Campania, Lazio e Germania.
Il pentito svela il sistema delle scommesse truccate: “Tutto nelle mani del clan
Le sue dichiarazioni, rilasciate nei verbali del 25 e 26 gennaio 2023, mettono in luce come le famiglie Schiavone, Russo, Letizia e Basco abbiano alimentato per anni un sistema economico fondato su scommesse clandestine e affari “coperti”.
Vincenzo D’Angelo, amico dei figli di Sandokan, racconta come il gruppo criminale usi il gioco d’azzardo per finanziare detenuti e gestire affari in Italia e all’estero
Secondo D’Angelo, le scommesse illegali sono una delle principali fonti di finanziamento della cosca. I fondi raccolti servirebbero a mantenere i detenuti e le famiglie degli affiliati. Il pentito fa nomi precisi: Raffaele Letizia e Mario Iavarazzo si sarebbero occupati della latitanza del capo in Germania, grazie proprio a questi proventi.
I fratelli Alfiero Marco e Vittorio sono indicati come gestori delle bische clandestine e delle piattaforme truccate. D’Angelo racconta che i terminali, non autorizzati, sono gestiti da uomini del gruppo Russo-Letizia e che le giocate risultano tracciate solo fittiziamente. “È tutto manipolato”, afferma senza mezzi termini.
Società estere, prestanome e compensi per affiliati
Anche il gioco online sarebbe parte integrante del sistema. Le piattaforme sono intestate a società estere o a prestanome e i profitti vengono riciclati per pagare gli affiliati. L’intera struttura, secondo il collaboratore, è costruita per aggirare i controlli fiscali e giudiziari.
Imprese “pulite” per riciclare il denaro sporco
D’Angelo svela che la cosiddetta "fazione Russo" utilizza attività imprenditoriali solo come copertura. Aziende di forniture alimentari — attive in particolare sul litorale laziale — sarebbero una facciata per riciclare i proventi illeciti. “Dietro la vendita di pane e farina si muove ben altro”, racconta il pentito. Nel secondo verbale, D’Angelo riferisce di un incontro a Terni con Lello Letizia e un giovane presentato come “il nipote di Gianluca Bidognetti”. Un incontro che, secondo l’accusa, rappresenta il legame diretto tra le nuove generazioni e i vecchi boss: un passaggio di testimone nell’organizzazione.