Alessandro Bencivenga
Alessandro Bencivenga

SESSA AURUNCA - Sta destando molto interesse, l’analisi critica e sarcastica di Alessandro Bencivenga, poeta e esperto di cultura sessana con all’attivo dei pregevoli testi. Bencivenga, come tanti sessani, riflette amaramente sul declino di Sessa Aurunca di questi anni. Sulla sua pagina facebook, lo scrittore ha approfondito in maniera arguta i cambiamenti che ha subito la città, soprattutto, in questi, ultimi decenni. Un tempo centro nevralgico del territorio, oggi relegata ad un ruolo marginale, nonostante, ella abbia rappresentanti e politici di peso.

Sessa: "La mia città non c'è più". Il dolore del poeta Bencivenga

Ecco il resto:
“Forse passerò alla storia di Sessa perché sono rimasto forse l'unico tizio che passeggia nel Centro Storico ( per la verita' passeggio, in alternativa, pure for'a via nova). 
Quasi sempre da solo. 
Nel Centro Storico ci sono nato, j primi giochi, i prima Amici. Poi mi e' sempre piaciuto camminare pensano o pensare passeggiando. Adesso ogni basola e,' sempre lì, ma me sembra di vedere le persone di allora e tutte le case abitate. Anche se per verita' alcuno punti sono bellissimi e lo erano. Qualche anfratto mette una certa soggezione anche in pieno giorno. E adesso non c'e' piu' nessuno o quasi. Prima c'era la voce delle persone, adesso c'e' la voce del silenzio.
I commenti sono tutti belli alla parte di quanto da me raccontato. Ma forse in pochi hanno raccolto la malinconia del racconto. Ragazzi c'era Sessa, ora non c'e' piu'. 
Fra un po' o fra molto non ci saremo piu nemmeno noi. 
Baccone, ru bov', mimi tidella, associazione ( una specie di circolo culturale-sportivo). Ci fecero le case popolari, ci diedero i "posti" e le case residenziali....e sparirono i cinciari, i lattari, il venditore di tonninole, quello che vendeva le molle per le mutande, quelli che d'estate, in costume cantavano e suonavano "Chella la'' i giradischi a tutto volume e Flaviozza la siringara e la mammana e i Piss, ru Bigliardiere e ri scarpar Luigino Zott e Mastamerigo. E sparirono ri Sessani. 
In alcune vie e vicoli del Centro Storico, il silenzio assordante ha mandato via rondini e passeri. Adesso fa meraviglia il passiatore solitario ai pochi abitanti rimasti...Ma quando mai sul Corso ci furono negozi chiusi e non si passeggia nemmeno e il Municipio ha chiuso il portone per sempre in faccia al suo Centro. Io dico stato quo ante. Evviva Sessa e i Sessani e le sue frazioni e..ad maiora.

Analisi critica e sarcastica dell'intellettuale che osserva il declino del suo territorio

ùCirca l’ involuzione di Sessa: non sono tanto in accordo che sia evoluzione del tempo. In parte può pure essere vero Finendo col non progredire si desertifica. Ma  e non la prima che affermo queste cose. Ci si è messa la cosa pubblica.
Il Collocamento, il Registro, le Imposte, i due Uffici Postali, ecc. Questi col viavai di utenti creavano anche indotto. Al Comune, ed era legale, pagando la urgenza sì potevano ottenere subito alcuni tipi di certificati. Il beneficiato andando via passava al bar e mandava caffè omaggio al relativo Ufficio e spesso uno sguardo alle vetrine per, poi, magari, tornare con comodo a tempo libero. Indotto. Ed era tutto a manesa in Centro. Concludendo io credo sempre alla teoria dei corsi e ricordi storici di G. B. Vico. Anche per i piccoli eventi. Magari subito o fra anni. O tra cento anni. Torneremo.”