antica cittadella
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La decisione del TAR
La decisione del TAR

CASAL DI PRINCIPE -  Il Tribunale Amministrativo Regionale (TAR) della Campania ha emesso una sentenza che conferma il divieto di detenzione di armi, munizioni e materiali esplosivi imposto dalla Prefettura di Caserta a un cittadino di Casal di Principe, nonostante l'assoluzione dall'accusa di concorso esterno in associazione mafiosa.

I fatti 

La vicenda risale al 2010, quando la Prefettura aveva emesso il divieto, sulla base di dichiarazioni di collaboratori di giustizia che collegavano il ricorrente ad organizzazioni camorristiche. Sebbene il cittadino fosse stato assolto nel procedimento penale con la formula "perché il fatto non sussiste", la sua richiesta di revoca del divieto, presentata nel 2021, era stata respinta dalla Prefettura, che aveva ritenuto che non sussistessero i requisiti necessari di affidabilità.

Il ricorso al TAR

Nel ricorso al TAR, il cittadino contestava la legittimità del provvedimento, sostenendo che le accuse erano ormai datate e che l’assoluzione escludeva il rischio di comportamenti illegali. Inoltre, argomentava che il provvedimento si basava su elementi risalenti a 15 anni prima, senza una valutazione aggiornata della sua affidabilità.

Il TAR ha rigettato il ricorso, sostenendo la legittimità e la necessità della discrezionalità amministrativa delle autorità di pubblica sicurezza, le quali possono negare l'autorizzazione alla detenzione di armi sulla base di qualsiasi elemento che suggerisca un potenziale rischio, anche senza una condanna penale. La sentenza ha sottolineato che il divieto non è punitivo, ma una misura cautelare, volta a prevenire possibili abusi e a tutelare l'incolumità pubblica.

Inoltre, il Tribunale ha ribadito che anche fatti privi di rilevanza penale, come quelli emersi nel caso del ricorrente, possono essere presi in considerazione per valutare l'affidabilità di un individuo nella detenzione di armi, purché la valutazione sia razionale e ben motivata.

La sentenza ha così confermato il provvedimento della Prefettura, impedendo al cittadino di riottenere la sua collezione di armi, nonostante l'assoluzione nel processo penale. La decisione evidenzia il ruolo centrale della discrezionalità delle autorità nella gestione delle autorizzazioni per la detenzione di armi, anche in assenza di condanne penali.