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La Ghianda fondata nel 2015 parte da un progetto ben preciso: valorizzare il territorio e fare in modo che nulla vada disperso. Tutto ha avuto inizio dal camminare il primo dei terreni che costituiscono la nostra azienda, affondando a fatica  gli scarponi da campo tra le zolle incolte, tra cespugli di borragine e sulla, puntinati da ghiande di quercia, io ed il mio socio abbiamo partorito la folle idea di fondare quest’azienda.

Ci siamo guardati e ci siamo detti quanto potenziale avesse ciò che avevamo sotto i piedi e nell’orizzonte dello sguardo e prendendo a prestito Aristotele ci siamo ripetuti a voce alta facciamo che la potenza diventi Atto. Proveniamo entrambe da formazioni di studio ed attività lavorative molte lontano dal mondo agricolo che si svolgono alla luce di lampade al neon o di luci led puntate sulla tastiera di un pc, ma quel giorno avevamo intorno aria pulita, silenzio ed il cielo sopra le nostre teste. Ad uliveti già impiantati ma poco manutenuti e curati abbiamo affiancato un nuovo uliveto piantumandolo secondo il concetto del blend in campo. Lo scopo e di seguito l’obiettivo è di creare in campo e non in laboratorio un olio che avesse in sé il sapore cretaceo delle zolle di terra o pietroso dei suoi terrazzamenti che guardano al costone tufaceo di Sant’Agata de Goti in provincia di Benevento.

Avviato l’iter burocratico e mentre ero su uno dei nostri terreni il ronzio di un’ape ha riaperto un cassetto che avevo chiuso nel frenetico agire della routine lavorativa precedete. Il ronzio diveniva sempre più incessate,  non  trasformandosi in frastuono bensì in pensiero, ho ripensato a quanto amassi le api sin da piccola. Siamo partiti prima con lezioni in campo per capire se quella passione potesse trasformarsi in qualcosa di maggiormente concreto e poi abbiamo acquistato le nostre prime dieci famiglie di api. Oggi svolazzano tra gli ulivi, l’orto, le piante da frutta.

La Ghianda produce olio extravergine d’oliva e miele e seppur fare impresa in questo Paese sia davvero un’impresa noi ci abbiamo creduto e continueremo a crederci forti di un territorio e di un sapere che viene da lontano in cui si intravedono le orme di coloro che ci hanno preceduto e che tanto spesso penso sia stati davvero saggi a coltivare, manutenere e preservare i sapori e i saperi del Sannio.

Io sono una piccola ape furibonda recitava la Merini, frase che mi rappresenta appieno nella quale mi identifico perché nell’essere furibondi vi è l’inquietudine del chiedere, del porsi degli obiettivi, di lottare per le proprie a volte insane  passioni nonostante gli imprevisti e la fatica. Essere furibondi per essere inquieti ma non iquietanti.

Alle prossime notizie dal mondo dei campi Annunziata Miranda della Ghianda.