Caso Ramy, indagati altri quattro carabinieri: due sono casertani
Sono accusati di distruzione di prove e favoreggiamento nei confronti di un collega

CASERTA - Testimoni oculari minacciati e costretti a cancellare i video. Per questo motivo altri 4 carabinieri, due dei quali originari della provincia di Caserta, sono indagati dalla Procura di Milano con accuse a vario titolo di depistaggio e favoreggiamento personale nel 'caso' di Ramy Elgaml, il 19enne morto in un incidente in scooter dopo un inseguimento di oltre 8 chilometri durato venti minuti per le strade di Milano il 24 novembre 2024 e la cui vicenda fece scattare un'ondata di proteste nel quartiere Corvetto dove il giovane abitava. Sale a 5 il bilancio dei militari coinvolti dopo che i pm Giancarla Serafini e Marco Cirigliano hanno notificato martedì un nuovo avviso di conclusione delle indagini preliminari. Atto che anticipa una richiesta di processo.
Legali a lavoro
I legali dei militari - gli avvocati Ivana Anomali, Armando Simbari, Nicolò Laitempergher, Pietro Porciani e Michelle Apicella - ora hanno 20 giorni per depositare memorie o sottoporre a interrogatorio i propri assistiti per convincere la Procura a chiedere al gip l'archiviazione. A inizio luglio il provvedimento era stato notificato, con l'accusa di omicidio stradale, all'autista dell'Alfa Giulietta dell'Arma che si è schiantata sul T-Max intorno alle 4 del mattino dopo la caduta sulla svolta a sinistra all'incrocio fra via Ripamonti e via Quaranta. Accusa in concorso con l'amico di Ramy, alla guida dello scooter, il 22enne Fares Bouzidi.
Le accuse ai due casertani
Ora il mosaico si arricchisce: un 27enne e un 38enne di Caserta, in servizio al Radiomobile a bordo quella notte di due delle tre gazzelle impegnate nell'inseguimento dei giovani, rispondono di frode processuale aggravata dalla distruzione di "documenti" e prove e favoreggiamento personale nei confronti del collega 38enne, indagato per omicidio stradale. I due avrebbero rivolto una "minaccia" al testimone oculare dell'incidente. "Cancella immediatamente il video... fammi vedere che lo hai cancellato... adesso sali in macchina perché ti prendi una denuncia". Lo avrebbero fatto per distruggere "documenti utili" ad accertare la verità sulla morte di Ramy Elgaml. "Ti carico in macchina e aspetti che finiamo, dammi il documento che ti becchi una denuncia", le frasi che gli sarebbero state rivolte obbligandolo a distruggere, dal proprio Samsung con cui aveva registrato un video dell'incidente, le tracce dell'accaduto. Il 37enne avrebbe anche fotografato con il cellulare il "documento d'identità" del testimone e, dopo "alcune ore", l'avrebbe a sua volta cancellata dalla "memoria" per "ostacolare le indagini" e impedire la "tempestiva identificazione" dell'unica persona che aveva assistito materialmente al dramma. Altri due colleghi sono indagati solo per depistaggio. Entrambi appartenenti al terzo Reggimento Carabinieri Lombardia - Squadra di intervento operativo, sono giunti sul posto a fatti già avvenuti. Questo non gli avrebbe impedito - secondo i pm - di "ostacolare" o "sviare" l'indagine. Lo avrebbero fatto costringendo un secondo passante a cancellare dal proprio Iphone "9 files" contenenti "video appena effettuati" contenenti le immagini di "diverse fasi" del "sinistro" e quelle "immediatamente successive".