Mascherine mai consegnate durante il Covid: imprenditore casertano assolto
La Cassazione annulla la condanna per appropriazione indebita: "Il fatto non sussiste". Il contratto non eseguito resta una questione civile

CASERTA - Si chiude con un’assoluzione definitiva la lunga vicenda giudiziaria che ha coinvolto un imprenditore della provincia di Caserta, accusato di appropriazione indebita per una fornitura mai completata di mascherine durante l’emergenza pandemica.
La Corte di Cassazione ha infatti annullato senza rinvio la sentenza di condanna pronunciata nei suoi confronti in primo grado e confermata in appello, riconoscendo la fondatezza delle tesi difensive presentate dall’avvocato Pasquale Acconcia.
La vicenda
I fatti risalgono al periodo del primo lockdown, quando l’imprenditore — legale rappresentante di una società attiva nella vendita di dispositivi di protezione individuale — sottoscrisse un contratto con una cliente per la fornitura di mascherine, ricevendo un acconto di 169.000 euro. Tuttavia, l'accordo non fu mai interamente eseguito. La somma restituita fu solo parziale: 69.000 euro, mentre il resto fu trattenuto, generando così una denuncia per appropriazione indebita.
Condannato in primo e secondo grado, l’imprenditore ha fatto ricorso alla Suprema Corte, sostenendo che la questione dovesse essere trattata sul piano civilistico e non penale. Secondo la difesa, infatti, il denaro ricevuto non era vincolato a uno specifico scopo, ma rappresentava un anticipo contrattuale legittimamente entrato nel patrimonio aziendale.
La decisione della Cassazione
Accogliendo questa impostazione, la Cassazione ha stabilito che il fatto non costituisce reato. In assenza di un vincolo di destinazione, la somma non può essere considerata “altrui” ai fini della configurazione dell’appropriazione indebita. Di conseguenza, la sentenza è stata annullata senza rinvio, con la revoca anche delle statuizioni civili.
La pronuncia ribadisce un principio giurisprudenziale già consolidato: non si configura appropriazione indebita in presenza di rapporti contrattuali privi di vincolo specifico sul denaro ricevuto.
L’imprenditore è stato quindi assolto con formula piena, chiudendo un contenzioso che aveva avuto origine in un momento critico per l’intero Paese.