antica cittadella
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AVERSA - Un giro milionario di fatture false e autoriciclaggio orchestrato da elementi legati al clan Sarno di Ponticelli è stato smascherato dalla Guardia di Finanza di Firenze, sotto il coordinamento della Direzione Distrettuale Antimafia. Al centro dell’inchiesta, che ha portato a 12 misure cautelari e al sequestro di beni per 1 milione di euro, figura anche un imprenditore originario di Aversa, Giuseppe Della Corte, 35 anni, noto come “Lupo”, residente a Prato e ora agli arresti domiciliari.

Secondo gli inquirenti, Della Corte avrebbe preso parte a una struttura criminale specializzata nel riciclaggio di denaro, emettendo fatture per operazioni inesistenti al fine di creare capitali illeciti e sottrarli al fisco. Insieme a lui, altri quattro soggetti: Ciro Sermone, Antonio Sarno, Franco Artrui e Ilario Trojer, ognuno con un ruolo ben definito all’interno della rete.

Una macchina da mezzo milione al giorno

Le intercettazioni rivelano l’efficienza del sistema: fino a 500mila euro al giorno sarebbero stati “monetizzati” trasformando somme depositate in banca in contanti tramite società fittizie. Sermone, considerato il perno operativo, utilizzava le cosiddette “società cartiere” per emettere le fatture false. Le aziende coinvolte così abbassavano il proprio carico fiscale, registrando quelle operazioni come costi.

“Per monetizzare 200mila euro normalmente ci vogliono 200 giorni, con questo sistema bastano pochi minuti”, scrive il gip nell’ordinanza, citando le parole dello stesso Sarno. Il costo dell’operazione per Della Corte era stimato intorno al 12%, a fronte di un guadagno netto del 30% in imposte risparmiate.

Contanti in auto e legami tra Toscana e Campania

Durante le indagini, Della Corte è stato fermato con oltre 66mila euro in contanti, rientrando in Toscana dalla Campania, dove avrebbe ritirato fisicamente il denaro. Un ruolo chiave, il suo, nella movimentazione del denaro sporco, con la collaborazione di Trojer incaricato della consegna materiale delle somme.

L’inchiesta rivela l’intreccio tra imprenditoria e criminalità organizzata, dimostrando come i capitali illeciti venissero reinseriti nel circuito legale con metodi sofisticati ma ben strutturati. Le indagini sono tuttora in corso, mentre le autorità stanno lavorando per tracciare tutti i flussi di denaro e individuare eventuali ulteriori complici o società coinvolte.