Ergastolo per i boss Casalesi Schiavone e Bidognetti
La Corte d'Assise d'Appello di Napoli condanna al carcere a vita Francesco Schiavone e Francesco Bidognetti per il duplice omicidio di Nicola Martino e Raffaele Diana, avvenuto nel 1998
CASAL DI PRINCIPE (Lucia Sforza)- Si chiude, per il momento, una complessa vicenda giudiziaria relativa a un efferato duplice omicidio avvenuto nel 1998, nel cuore dell'Agro Aversano. La Corte d'Assise d'Appello di Napoli ha condannato all'ergastolo due figure storiche e apicali del Clan dei Casalesi:
- Francesco Schiavone, noto come ‘Cicciariello’
- Francesco Bidognetti, noto come ‘Cicciotto e mezzanotte’
I due boss sono stati ritenuti colpevoli dell'omicidio di Nicola Martino e Raffaele Diana, avvenuto a San Cipriano d'Aversa. Il delitto, come spesso accade in questi contesti, sarebbe maturato nell'ambito della sanguinosa faida interna alla cosca, scoppiata dopo la morte dello storico boss Antonio Bardellino.
Il lungo e contorto Iter giudiziario
Il processo ha avuto un iter particolarmente complesso e travagliato. In primo grado, la Corte d'Assise di Santa Maria Capua Vetere aveva sorprendentemente assolto entrambi i boss con la formula "per non aver commesso il fatto".
La sentenza di secondo grado (che inizialmente aveva portato alle condanne) era stata in seguito annullata con rinvio dalla Corte di Cassazione l'anno scorso, la quale aveva riscontrato una "carenza di motivazioni" nella pronuncia.
Il fascicolo è quindi tornato alla Corte d'Assise d'Appello per essere riesaminato. Questa nuova pronuncia, che ha ribaltato l'assoluzione di primo grado e ha ristabilito l'ergastolo, segna un punto cruciale nella ricerca della verità giudiziaria.
Le dichiarazioni dei collaboratori determinanti
A fare la differenza in questo nuovo giudizio d'Appello sono state le dichiarazioni dei collaboratori di giustizia. Tra queste, un ruolo fondamentale è stato giocato dalle testimonianze dell'ex boss Antonio Iovine, noto come 'o ninno, ritenute dalla Corte d'Assise d'Appello di Napoli come affidabili e decisive per la ricostruzione dei fatti e il riconoscimento della responsabilità dei due capi clan.
Adesso, si attendono le motivazioni dettagliate di questa nuova sentenza. Solo dopo il deposito delle motivazioni, la difesa dei due boss potrà valutare l'eventuale nuovo ricorso in Cassazione, che rappresenterebbe l'ultima e definitiva fase del processo.

