antica cittadella
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REGIONALE (Lucia Sforza) - Ernesto Falanga, attraverso la sua MI.RA Costruzioni Srl – intestata formalmente al figlio –, viveva in un immobile riconducibile a Michele Zagaria. Durante una perquisizione, sono stati rinvenuti una mitraglietta calibro 9, 149 proiettili, un caricatore per pistola semiautomatica e due bunker nascosti nei muri della casa, probabilmente usati da latitanti o persone ricercate.


Appalti pubblici e retribuzioni in bene confiscato

Nonostante la vicinanza ai clan, Falanga partecipava regolarmente a gare d’appalto indette da comuni, consorzi e perfino dalla Guardia di Finanza. Incurante dei legami, la sua impresa ha ottenuto subappalti anche sui beni confiscati alla stessa famiglia Zagaria, con tanto di stipendio erogato dallo Stato.


 La MI.RA protagonista nel settore costruzioni

L’azienda, con sede ufficiale a Milano per accedere alla “White List”, ha ottenuto appalti in diversi comuni della provincia. Tra le più controverse, una commessa all’appalto di San Clemente e una gara pubblica bandita nel napoletano, cui Falanga ha preso parte poco prima di essere coinvolto in problemi con le certificazioni antimafia.


 Un peccato istituzionale lampante

L’infiltrazione della camorra nelle attività economico‑istituzionali è lampante. Falanga ha potuto gestire appalti pubblici e beneficiare di beni confiscati allo Stato in nome di una “legalità” apparente. Una vicenda che riflette il problema della complicità istituzionale e l’incapacità del sistema di tutela e controllo sul territorio.