antica cittadella
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REGIONALE - Dopo il brutale femminicidio di Martina Carbonaro, la 14enne di Afragola uccisa a colpi di pietra dall’ex fidanzato, la famiglia della giovane vittima si trova a dover affrontare un secondo dramma: una violenta campagna d’odio online. I genitori, Marcello Carbonaro ed Enza Cossentino, sono stati bersaglio di insulti, accuse ingiustificate e frasi intrise di razzismo e disprezzo. Una situazione insostenibile, che li ha spinti a reagire legalmente.

Una denuncia contro l’odio: “Offese disumane”

Accompagnati dall’avvocato Sergio Pisani, i genitori di Martina si sono recati presso la stazione dei Carabinieri per sporgere formale denuncia per diffamazione aggravata. Al centro dell’azione legale, un video pubblicato su TikTok da un profilo anonimo, che ha diffuso contenuti offensivi e calunniosi, accusando i due genitori della responsabilità morale della tragedia.

Tra le frasi più gravi apparse nel video si leggono:
«Siete dei terroni»,
«Siete delle bestie»,
«In Italia gli ignoranti non dovrebbero fare figli»,
«Ci vorrebbe una patente per procreare, e chi è ignorante andrebbe sterilizzato».

Un’ondata d’odio che ha colpito una famiglia già devastata dal dolore, ferendola in modo ancora più profondo.

“Ammazzata due volte”: il dolore dei genitori

«Ce l’hanno ammazzata», ha detto Marcello Carbonaro con voce spezzata, parlando con il deputato Francesco Emilio Borrelli, che ha espresso solidarietà e si è fatto portavoce della loro richiesta di giustizia. La madre, Enza Cossentino, ha dichiarato: «Le accuse ricevute sono cattive, ingiuste e disumane. Voglio solo rispetto per mia figlia e giustizia». Un dolore immenso che, dicono, è stato aggravato dall’odio ingiustificato e disumanizzante ricevuto online.

Il sostegno delle istituzioni: “Non siete soli”

Il 30 maggio i genitori di Martina hanno incontrato diverse autorità e rappresentanti istituzionali: il prefetto di Napoli Michele di Bari, il sindaco di Afragola Antonio Pannone, la presidente della Commissione parlamentare sul femminicidio Martina Semenzato e il sottosegretario Alfredo Mantovano. Tutti hanno espresso vicinanza, rispetto e solidarietà, condannando l’odio e l’intolleranza esplosi sui social.

«È un dovere morale stare vicino a questa famiglia», ha affermato Semenzato. Mantovano ha sottolineato che simili tragedie richiedono una riflessione profonda e collettiva: «Non bastano decreti. Serve un cambiamento culturale».

Veglia e memoria: “Non siamo tutti uguali”

Nonostante l’odio online, tanti i gesti di affetto e solidarietà verso la famiglia Carbonaro. A Casoria, davanti alla scuola frequentata da Martina, si è tenuta una veglia silenziosa. Amici, insegnanti e compagni di scuola si sono riuniti per ricordarla. Durante la veglia, un ragazzo ha letto un tema scritto in memoria di Martina:
«Credici quando diciamo che non siamo tutti uguali. Ci sono ragazzi che credono nell’amore. Quello vero.»

Un messaggio semplice ma potente, che vuole contrapporsi al buio dell’odio con la luce del rispetto, della memoria e dell’umanità.