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I fratelli Claudio e Marco Marrandino
I fratelli Claudio e Marco Marrandino

AVERSA - Un lungo tratto della Statale Nola-Villa Literno battuto a piedi, con l’ausilio di cani molecolari e metal detector, nella speranza di trovare l’arma del delitto. È uno dei dettagli emersi nel corso dell’udienza del processo per il duplice omicidio dei fratelli Marco e Claudio Marrandino, avvenuto il 15 giugno 2024 nei pressi di via Astragata, ad Aversa.

Il racconto dei carabinieri in aula

Davanti alla Corte d’Assise di Napoli, presieduta dal giudice Pasquale Cristiano, i carabinieri hanno ricostruito l’intervento di quella drammatica giornata. Inizialmente convinti si trattasse di una semplice lite stradale, i militari si avvicinarono ai veicoli fermi. Ma la situazione degenerò in pochi istanti.

“Mangiacapre è sceso dall’auto, ha afferrato Claudio Marrandino e gli ha sparato alla testa. Marco, nel tentativo di fuggire, è stato raggiunto da altri colpi alla schiena”, hanno dichiarato i testimoni in divisa.

Secondo la loro ricostruzione, l’imputato avrebbe anche puntato la pistola contro la pattuglia, che ha reagito sparando due colpi senza colpirlo. Ne è seguito un inseguimento tra le campagne di Cancello ed Arnone, durante il quale Mangiacapre avrebbe lanciato oggetti contundenti per ostacolare i militari.

L’identificazione e le indagini

Dopo averlo perso di vista, i carabinieri hanno proseguito le indagini che hanno portato all’identificazione di Antonio Mangiacapre, 54 anni, operaio di Cesa, già noto per la sua passione per le armi. A casa dell’imputato sono stati rinvenuti un fucile a canne mozze, una pistola semiautomatica e oltre 100 chili di bossoli, ma non l’arma utilizzata per l’omicidio, che rimane ancora irreperibile.

Le prime ipotesi che collegavano il gesto a motivi economici sono state smentite: gli inquirenti ritengono che si sia trattato di un gesto impulsivo e violento, privo di motivazione razionale. Mangiacapre avrebbe anche tentato di crearsi un alibi, con passaggi documentati in una clinica e presso un’azienda agricola, ma gli investigatori lo hanno rapidamente smentito.

Processo aggiornato a giugno

L’escussione dei testi è stata sospesa per la possibile coinvolgimento di altri indagati in reati connessi, coperti da segreto istruttorio. Il processo riprenderà nel mese di giugno, quando è previsto l’esame dello stesso imputato.

Mangiacapre è difeso dall’avvocato Paolo Caterino. Le famiglie delle vittime, costituite parti civili, sono assistite dagli avvocati Luigi Poziello e Dario Carmine Procentese.