Violenze in carcere, svolta nel processo: disposta l'archiviazione per 18 poliziotti
Tra loro anche Benito Pacca, il sovrintendente che si tolse la vita dopo essere stato indagato
SANTA MARIA CAPUA VETERE - C'è anche Benito Pacca, il sovrintendente della polizia penitenziaria che il 25 giugno scorso si uccise sparandosi nel parcheggio del carcere di Secondigliano, tra i 18 poliziotti per i quali il gip del tribunale di Santa Maria Capua Vetere, in provincia di Caserta, ha disposto l'archiviazione. Pacca - che si è sempre professato innocente - e gli altri agenti erano indagati per abuso di autorità nell'inchiesta sulle violenze nel carcere casertano avvenute il 6 aprile del 2020, quando circa 300 poliziotti intervennero contro altrettanti detenuti del reparto 'Nilo', rendendosi responsabili di condotte violente e anche di presunti episodi di tortura.
Il suicidio
Il sovrintendente aveva 59 anni ed era prossimo alla pensione quando si è sparato, per motivi mai del tutto chiariti. Sapeva di essere indagato per i fatti avvenuti nel carcere casertano ed era turbato: lo aveva confessato ai colleghi, e sperava di poterne uscire presto, ritenendosi assolutamente innocente. Qualche collega ha avanzato l'ipotesi che il suo gesto fosse stato provocato proprio dalla preoccupazione per quell'indagine.
Due filoni d'inchiesta
I fatti avvenuti nel carcere di Santa Maria Capua Vetere hanno dato vita a due filoni di inchiesta della Procura: al termine della prima fase di indagini, incentrate soprattutto sui video choc delle telecamere interne al carcere, furono identificate 120 persone e quel filone ha portato ad un maxi-processo con 105 imputati - soprattutto agenti del carcere di Santa Maria Capua Vetere ma anche funzionari del Dap e medici - attualmente in fase dibattimentale davanti alla Corte di Assise del Tribunale sammaritano. Tra i reati contestati anche la tortura e quello di morte come conseguenza del reato di tortura in relazione al decesso del detenuto Hakimi Lamine. Benito Pacca faceva parte invece del gruppo di 50 agenti indagati nel secondo filone d'inchiesta, intervenuti nel carcere da diversi istituti (15 da Secondigliano, 16 a Santa Maria Capua Vetere e uno ad Avellino), in quanto componenti del Gruppo Operativo di Supporto. Per quest'ultimi l'identificazione è stata più complessa, essendo agenti provenienti dall'esterno. Erano muniti di caschi e mascherine, quindi non identificabili con le immagini. Per 32 di loro è stato richiesto il processo e l'udienza preliminare ci sarà il prossimo 29 gennaio. Per 18, tra cui Pacca, si è giunti invece all'archiviazione. Restano però non ancora identificati altre decine di agenti che intervennero a Santa Maria Capua Vetere il 6 aprile 2020.

