antica cittadella
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REGIONALE (Lucia Sforza)- Uno sputo sul marciapiede, un gesto di disprezzo consumato durante un corteo funebre, è stata la scintilla che sei anni fa ha acceso la miccia di un brutale agguato di camorra. A distanza di tempo, la giustizia ha finalmente chiuso il cerchio: il gip di Napoli ha disposto la custodia cautelare in carcere per Pietro De Filippis, noto come "'o Folletto", ritenuto l'esecutore materiale dell'omicidio. La vittima, Fortunato De Longis, un venditore di lumini e fiori di 44 anni, fu colpito a morte per quello che il clan Rega considerò uno "sgarro" imperdonabile. La vicenda risale al funerale di Gennaro Rega, nipote del boss Tommaso Rega, durante il quale De Longis avrebbe sputato a terra, scatenando la furia della cosca.


L'agguato e la spedizione punitiva


L'agguato fu una vera e propria spedizione punitiva, partita dal cuore della 219, roccaforte del gruppo Piacente, alleato dei Rega. Sei uomini a bordo di moto misero in atto l'attacco. Alla guida di una Honda Africa Twin c'era Bruno Piacente, detto 'o Cacaglio', mentre De Filippis, con la pistola in pugno, si trovava sul sellino posteriore. Il furgone su cui viaggiavano Fortunato e suo padre fu affiancato e due colpi di revolver squarciarono l'aria. Il giovane, gravemente ferito, morì settimane dopo nell'ospedale di Nola a causa di complicazioni settiche.


Le indagini a lunga distanza e la guerra tra clan


Le indagini, condotte dai Carabinieri di Castello di Cisterna, sono state lunghe e complesse. Per ricostruire l'intera dinamica, i militari hanno dovuto superare le iniziali reticenze delle testimonianze, analizzare le immagini delle telecamere di videosorveglianza, decifrare intercettazioni e ottenere i contributi cruciali dei collaboratori di giustizia. Grazie a questo lavoro minuzioso, è emerso che l'agguato non fu solo una vendetta personale, ma anche un chiaro messaggio di forza nella guerra in atto con il clan rivale Esposito-Palermo, di cui De Longis era parente.


L'arresto e il peso delle accuse


L'arresto di 'o Folletto' ha un peso significativo. L'uomo, già noto alle forze dell'ordine per droga, rapina e associazione mafiosa, dovrà rispondere di un reato che, sebbene commesso anni fa, ha scosso l'intera comunità. La tesi difensiva, secondo cui l'intento fosse soltanto quello di ferire, non ha retto. Il gip ha riconosciuto l'aggravante dell'agevolazione mafiosa e ha sottolineato la pericolosità sociale di De Filippis, evidenziando il rischio concreto di recidiva. Il suo arresto chiude un capitolo doloroso, dimostrando che, anche a distanza di anni, la giustizia può arrivare.