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Le indagini della DIA
Le indagini della DIA

CASAL DI PRINCIPE (Lucia Sforza)-Continua al tribunale di Santa Maria Capua Vetere il processo sulle infiltrazioni del clan dei Casalesi negli appalti delle Ferrovie dello Stato (RFI). Al centro dell'udienza, la testimonianza di un sottufficiale della Direzione Investigativa Antimafia (Dia), che ha svelato il lavoro investigativo che ha portato al processo. Escusso dal sostituto procuratore della Dda di Napoli Graziella Arlomede, il maresciallo ha fornito i dettagli sugli accordi, le spartizioni e le società coinvolte, offrendo una visione chiara di come il clan agiva per accaparrarsi i contratti.


L'accordo sugli appalti e le intercettazioni chiave


Il maresciallo ha riferito in particolare sulle intercettazioni, specialmente quelle tra Dante Apicella e suo nipote Pietro, e sui loro contatti con Nicola Schiavone. Le conversazioni registrate hanno permesso di ricostruire un complesso sistema di accordi per la spartizione dei "contratti di quartiere" e l'indicazione delle società che avrebbero partecipato. Il sottufficiale ha anche menzionato un incontro tra i congiunti e i fratelli Diana, e di una richiesta di chiarimenti fatta da Nicola Schiavone riguardo una "quota" di profitto ceduta da un'altra persona.


Le società coinvolte e l'esclusione di D'Alessio


Nel corso della testimonianza, il maresciallo ha spiegato che un'Associazione Temporanea di Imprese (ATI) era stata creata appositamente per accaparrarsi i contratti nel comune di Casal di Principe. Originariamente ne faceva parte anche la società D'Alessio, ma questa venne successivamente estromessa dopo essere stata colpita da un'interdittiva antimafia nell'inchiesta "Normandia". Nonostante l'uscita di D'Alessio, l'accordo andò avanti. A farne parte rimasero le società Disa, Digeco, e Cogesa, con un subappalto a Francesco Petito.


Associazione mafiosa, estorsione e gli imputati


Il processo vede imputate decine di persone, tra cui esponenti di spicco e affiliati al clan. Le accuse spaziano dall'associazione di stampo mafioso all'estorsione, fino all'autoriciclaggio e al trasferimento fraudolento di valori. Tra gli imputati figurano nomi noti come Nicola Schiavone, Vincenzo Schiavone, Nicola Puocci, Gennaro Diana, e numerosi altri. La testimonianza del maresciallo riprenderà a metà ottobre, quando l'ufficiale sarà nuovamente chiamato a deporre per svelare ulteriori dettagli sulla vicenda.