Falsi certificati per ottenere la cittadinanza: le indagate fanno scena muta davanti al gip
Il costo medio di ogni pratica si aggirava intorno ai 22mila euro

ORTA DI ATELLA - Fronte comune del silenzio da parte delle due dipendenti comunali coinvolte nell’inchiesta della Procura di Napoli Nord, che ha smascherato un’organizzazione dedita a facilitare il ricongiungimento familiare e la concessione della cittadinanza italiana tramite documentazione falsa.
Scena muta davanti al gip
Le due indagate, impiegate presso i Comuni di Frattaminore e Orta di Atella, hanno scelto di non rispondere durante l’interrogatorio di garanzia davanti al giudice per le indagini preliminari del tribunale di Napoli Nord, assistite dai rispettivi avvocati.
Secondo le indagini, il costo medio di ogni pratica si aggirava intorno ai 22mila euro, una somma che veniva incassata dal titolare di una società di intermediazione. In seguito, l'organizzazione si avvaleva della complicità di funzionari pubblici e di un agente della Polizia Municipale per portare a termine l’iter fraudolento: venivano prodotti certificati anagrafici e residenziali falsi, utilizzati timbri originali, e inscenati controlli fittizi per consentire l’ottenimento della cittadinanza italiana, soprattutto da parte di cittadini brasiliani.
Emesse 8 misure cautelari
Otto le misure cautelari emesse: per il presunto promotore dell’organizzazione è stato disposto il carcere, mentre per gli altri sette indagati – tra cui quattro pubblici ufficiali in servizio presso gli uffici anagrafe e la Polizia Locale – sono stati disposti gli arresti domiciliari. Le accuse contestate sono, a vario titolo, associazione per delinquere, falso in atto pubblico e corruzione.
Il sistema fraudolento non si limitava alla sola gestione dei documenti pubblici. Altri tre soggetti, anch’essi finiti ai domiciliari, si sarebbero occupati della logistica: fornivano immobili per le finte residenze, mettevano a disposizione timbri ufficiali, ed elaboravano anche documentazione estera contraffatta per dimostrare inesistenti discendenze italiane.
L’inchiesta è nata come costola di un'indagine precedente condotta nel Comune di Villaricca, conclusasi lo scorso gennaio con la condanna di quattro dipendenti comunali e due cittadini brasiliani.