antica cittadella
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AVERSA - Una Cattedrale di San Paolo gremita ha fatto da cornice, ieri pomeriggio ad Aversa, alla celebrazione del 25° anniversario dell’ordinazione episcopale di monsignor Angelo Spinillo, di cui 13 vissuti alla guida della diocesi locale. Un momento di grande partecipazione, non solo religiosa, ma anche civica, in cui fede e impegno sociale si sono intrecciati nel segno della speranza.

La celebrazione e la presenza delle istituzioni

Alla solenne messa hanno preso parte fedeli da tutta la Campania, insieme a numerose autorità religiose e istituzionali. Presenti i cardinali Domenico Battaglia e Crescenzio Sepe, l’intera Conferenza Episcopale Campana, i prefetti di Caserta e Napoli, Lucia Volpe e Michele di Bari, e una folta rappresentanza di sindaci del territorio.

Ma a rendere davvero significativa la giornata sono stati i tanti cittadini comuni, riuniti in preghiera attorno a un pastore che ha fatto del servizio alla comunità la sua missione quotidiana.

L’omelia: amore, dono e responsabilità

Nel corso della sua omelia, Spinillo ha citato il Salmo 40, ribadendo che il più grande dono ricevuto è l’amore gratuito di Dio, invitando tutti a vivere il dono come missione condivisa:

“Gratuitamente avete ricevuto, gratuitamente date.”

Un messaggio che si riflette nel suo instancabile impegno per la giustizia ambientale, portato avanti con coerenza soprattutto nella martoriata Terra dei Fuochi.

Un vescovo in prima linea per l’ambiente

Già al fianco di don Patriciello nella denuncia dei crimini ambientali, monsignor Spinillo ha colto l’occasione della celebrazione per ricordare la gravità della situazione ecologica che affligge la diocesi.
Lo scorso aprile ha infatti consegnato un dossier di 270 pagine al Commissario Vadalà e alla Prefettura di Napoli, documento che raccoglie denunce, dati e richieste di intervento urgente per la bonifica del territorio.

Più di una celebrazione

Il 25° anniversario di ordinazione è stato così molto più di una ricorrenza liturgica: un momento di forte impatto spirituale e civile, simbolo di una Chiesa che non si chiude nelle sacrestie, ma cammina tra la sua gente, raccogliendone il dolore, le speranze e la voglia di riscatto.