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CASAL DI PRINCIPE – Il dispositivo è stato letto nell'aula bunker di Mestre dopo una camera di consiglio durata una decina di giorni. L'accusa aveva chiesto condanne da 30 a 2 anni di reclusione per i 46 imputati, per un totale di 452 anni. Oltre a Donadio, per cui i pm Roberto Terzo e Federica Baccaglini avevano chiesto 30 anni di reclusione, le pene più pesanti sono andate a Raffaele e Antonio Buonanno, condannati a 19 e 14 anni rispetto a una richiesta di 30 e 20 anni e 8 mesi.

Erano ritenuti i capi del presunto "clan di Eraclea", assieme a un altro vertice, Antonio Pacifico, per il quale dai 30 chiesti il collegio ha comminato una pena di 10 anni e mezzo. L'aggravante del metodo mafioso è stata tuttavia applicata per singoli capi d'accusa come estorsioni, minacce e violenza privata. Esclusa invece l'esistenza di un'organizzazione di stampo mafioso.

Un primo stralcio del processo si era celebrato tre anni fa con rito abbreviato, ed è arrivato a sentenza definitiva in Cassazione. In questo procedimento è stata riconosciuta l'aggravante dell'associazione mafiosa, e per alcuni imputati, tra cui l'ex sindaco di Eraclea Graziano Teso, è scattata la detenzione. La fase dibattimentale del processo era iniziata l'11 giugno 2020, e ha visto circa 350 deposizioni di testi, tra cui l'ex ministro dell'Interno Luciana Lamorgese e il presidente del Veneto Luca Zaia, costituitosi parte civile.

Nei confronti di regione, Città metropolitana di Venezia e Comune di Eraclea, il tribunale ha disposto un risarcimento provvisionale di 200mila euro, con liquidazione dei danni morali e di immagine da fissare in sede civile; ai sindacati Cgil Cisl e Uil la provvisionale è di 20mila euro ciascuno, all'associazione Libera di 50mila.