Risarcimento per la moglie del boss Pagnozzi: la Cassazione accoglie il ricorso
Annullata l’ordinanza della Corte d’Appello: Anna Maria Rame otterrà un nuovo esame sul caso.

Lucia Sforza
La Cassazione ribalta il verdetto della Corte d’Appello
La IV sezione penale della Corte di Cassazione ha accolto il ricorso dell’avvocato Dario Vannetiello, annullando la precedente ordinanza con cui la Corte d’Appello di Napoli aveva respinto la richiesta di risarcimento per ingiusta detenzione avanzata da Anna Maria Rame, moglie del presunto boss Domenico Pagnozzi.
Una lunga vicenda giudiziaria tra accuse, assoluzioni e danni subiti
Accusata di aver preso il comando del clan in assenza del marito, la Rame era stata condannata a 12 anni. Tuttavia, nel 2018 la Cassazione aveva annullato la condanna, e il 17 gennaio 2019 era arrivata l’assoluzione definitiva. Nonostante questo, il risarcimento era stato negato per presunta condotta colposa, come l’uso di comunicazioni criptate e frequentazioni sospette.
Richiesto un risarcimento di oltre 230mila euro
La Cassazione ha ribaltato il giudizio, ritenendo insufficienti le motivazioni addotte dalla Corte d’Appello. Ora la pratica sarà riesaminata da un nuovo collegio, che valuterà la richiesta di 232.282,70 euro, somma relativa a 2 anni, 8 mesi e 15 giorni di detenzione, oltre ai danni morali e reputazionali.
La Premier Energy restituita e il precedente risarcimento
Al centro della vicenda anche la società Premier Energy, sequestrata e poi restituita alla Rame, ritenuta estranea a ogni attività illecita. Già nei primi anni Duemila, la donna era stata assolta e risarcita dopo accuse simili. Questo nuovo verdetto apre l’ennesimo capitolo in una vicenda giudiziaria intricata, tra processi, ribaltamenti e diritti reclamati.