Stesa al funerale ad Acerra: processo bis per il nipote del boss Vincenzo Buono
La Cassazione annulla l’aggravante mafiosa per Vincenzo D’Angelo, autore della sparatoria durante i funerali di Tufano.

Lucia Sforza
Condannato per sparatoria durante un funerale
La prima sezione della Corte di Cassazione ha annullato con rinvio la sentenza emessa nei confronti di Vincenzo D’Angelo, 25enne di Marcianise, nipote del boss Vincenzo Di Buono detto , autore della “stesa” armata compiuta nel settembre 2023 durante i funerali di Mario Aniello Tufano, ad Acerra.
Cassazione: esclusa l’aggravante mafiosa
I giudici supremi hanno escluso l’aggravante della metodologia mafiosa, stabilendo che "manca l’elemento volitivo, ossia la cosciente e univoca finalizzazione agevolatrice del sodalizio criminale”. Per la Cassazione, l’intimidazione posta in essere da D’Angelo — pur grave — non basta a configurare l’aggravante del 416 bis.
I fatti: la stesa in via Paganini
La sparatoria è avvenuta davanti alla chiesa di San Giuseppe, nel quartiere Madonella ad Acerra. D’Angelo, che si trovava ai domiciliari, evase per compiere l’azione armata: esplose diversi colpi calibro 9X22 all’esterno del luogo di culto, per poi fuggire in scooter insieme a un complice. Venne rintracciato poco dopo nella clinica Villa dei Fiori, dove si era recato per dolori addominali.
Condanna confermata, ma nuovo processo sull'aggravante
La Corte di Appello aveva confermato la condanna a 4 anni di reclusione e 5300 euro di multa per porto d’arma e evasione, ritenendo fondata anche l’aggravante mafiosa. Ma secondo la difesa di D’Angelo, rappresentata in Cassazione, l’intento dell’imputato non era quello di rafforzare il clan, bensì intimidire un altro pregiudicato. La Cassazione ha accolto questa tesi e ordinato un nuovo giudizio sulla sola aggravante mafiosa.