antica cittadella
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TEVEROLA -  La vicenda legata ai presunti episodi corruttivi a Teverola, che coinvolgono l’ex sindaco Tommaso Barbato, l’ex sindaco Biagio Lusini, il tecnico Gennaro Pitocchi e l’ex consigliere Pasquale De Floris, entra in un nuovo capitolo. 

Procura ricorre in Cassazione

La Procura di Napoli Nord ha impugnato la decisione del tribunale del Riesame, che aveva annullato l’ordinanza di custodia cautelare per alcuni degli indagati. Il motivo principale riguarda l’inutilizzabilità delle intercettazioni telefoniche disposte nella fase iniziale dell'indagine, che coinvolgono presunti atti corruttivi legati al rilascio di permessi per la realizzazione di un plesso immobiliare a Pasquale Schiavone, imprenditore di Teverola.

La questione delle intercettazioni è al centro del ricorso presentato dalla Procura in Cassazione, poiché i giudici del Riesame avevano escluso la validità delle prove, rendendo così inefficace l’impianto accusatorio in parte. L’indagine riguarda il presunto pagamento di una mazzetta da 15mila euro per favorire il rilascio delle autorizzazioni urbanistiche. La Procura, perciò, ha deciso di appellarsi alla Cassazione per rivedere la decisione, con particolare attenzione alla posizione degli ex sindaci e degli altri coinvolti.

Dissequestro degli Immobili

Nel contesto dell'inchiesta, è stato inoltre presentato un ricorso riguardante il dissequestro degli immobili che, in un primo momento, erano stati posti sotto sequestro a seguito delle misure cautelari. Gli indagati, tra cui gli ex amministratori locali, sono difesi da una squadra di avvocati che sta lavorando per contestare la decisione di dissequestro e difendere le posizioni dei propri assistiti.

Il ruolo dell'ex sindaco Lusini

L’inchiesta, condotta dalla Procura di Napoli Nord, si concentra sulla lottizzazione di un’area di proprietà di Angelo Schiavone, nonché sulla gestione della società Agribio e i lavori in via Roma. Gli inquirenti ritengono che l’ex sindaco Lusini abbia ricoperto un ruolo cruciale come mediatore tra amministratori, imprenditori e tecnici, orchestrando le pratiche per ottenere i permessi richiesti, dietro il pagamento di somme di denaro.

Secondo la Procura, durante il mandato di Barbato, Lusini avrebbe impartito ordini precisi all’ufficio tecnico, dove alcuni dirigenti sarebbero stati pronti a soddisfare le sue richieste in cambio di denaro, alimentando così un circuito di corruzione.

La vicenda continua a tenere alta l'attenzione sulla corruzione nel comune di Teverola, con sviluppi che potrebbero influire ulteriormente sul futuro politico e amministrativo della zona.