antica cittadella
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Sylla Mamadou Khadialy
Sylla Mamadou Khadialy

SANTA MARIA CAPUA VETERE (Lucia Sforza)- La Procura ha aperto un fascicolo per omicidio colposo in relazione alla tragica morte di Sylla Mamadou Khadialy, il 35enne di origine senegalese deceduto giovedì scorso dopo essere stato arrestato dalla Polfer. L'inchiesta mira a far luce sulle circostanze che hanno portato al decesso dell'uomo durante la sua detenzione. In mattinata è previsto il conferimento dell’incarico al medico legale che dovrà eseguire l’autopsia, un passaggio fondamentale per accertare le cause del decesso. I familiari della vittima, rappresentati dall’avvocato Clara Niola, nomineranno a loro volta un proprio consulente tecnico per seguire le operazioni.


Trentacinquenne morto in cella: s'indaga su farmaci e dimissioni


Al centro dell’attenzione della Procura vi sono le procedure mediche adottate immediatamente dopo il fermo. Secondo quanto ricostruito, dopo l’arresto, il 35enne sarebbe stato condotto al pronto soccorso dell’ospedale di Caserta. Qui, stando ad alcune dichiarazioni, gli sarebbe stata somministrata una terapia farmacologica, presumibilmente un sedativo. Questa circostanza è stata prontamente segnalata alla Procura, che ora dovrà fare chiarezza sulla natura, sul dosaggio di tali farmaci e sulle motivazioni che ne hanno accompagnato l'uso.


L'allarme in carcere: "Non andava dimesso dall'ospedale"


Il Garante dei detenuti per la Provincia di Caserta, Don Salvatore Saggiomo, ha effettuato una visita presso la Casa Circondariale di Santa Maria Capua Vetere e ha espresso gravi perplessità sulla gestione del caso. Saggiomo ha evidenziato che all’arrivo in carcere, Sylla Mamadou presentava uno stato di “dissociazione dalla realtà”, manifestando forte agitazione e atteggiamenti aggressivi che rendevano impossibile l'avvicinamento del personale.
Il garante ha rivelato che, secondo il medico psichiatra dell’istituto, le condizioni di Mamadou erano talmente critiche da rendere inefficace una sedazione in carcere, rendendo indispensabile il trasferimento in una struttura ospedaliera specializzata in emergenze psichiatriche acute. Nonostante la richiesta di intervento del 118, la procedura di Trattamento Sanitario Obbligatorio (TSO) non è stata attuata. Inoltre, il medico penitenziario non sarebbe stato informato né sulla tipologia né sul dosaggio dei farmaci somministrati in precedenza. "Rimane poco chiaro come il detenuto sia stato dimesso dall’ospedale, nonostante fosse ancora in stato di alterazione e aggressività; durante il periodo di ricovero, durato circa otto ore, non risultano documentate con chiarezza le modalità di monitoraggio e i trattamenti effettuati”, ha dichiarato Saggiomo.


La Procura accende i riflettori sulla morte del 35enne deceduto in carcere


A seguito dell'allarme lanciato dal Garante provinciale, anche il Garante regionale delle persone private della libertà personale, Samuele Ciambriello, è intervenuto energicamente. Con una comunicazione indirizzata alla direttrice del carcere e al responsabile della direzione sanitaria, Ciambriello ha richiesto puntuali chiarimenti. In particolare, ha domandato di conoscere lo stato psico-fisico in cui il 35enne è arrivato in Istituto, se siano state utilizzate misure di contenimento, e quali siano state le cause accertate del decesso. Fondamentale, inoltre, la richiesta di verificare se sia stato applicato il protocollo per le lesioni di dubbia origine, che prevede l'utilizzo di fotografie per documentare eventuali segni sul detenuto.

 


Il decesso di Sylla Mamadou rappresenta un evento gravissimo che impone una riflessione profonda sulla gestione delle emergenze psichiatriche in ambiente penitenziario. I garanti richiedono congiuntamente verità, giustizia e rispetto, insistendo per una verifica rigorosa delle responsabilità, la riapertura immediata dell’infermeria penitenziaria e l’applicazione scrupolosa dei protocolli. "È urgente che si intervenga con responsabilità per garantire che nessun altro entri in carcere per non uscirne vivo”, hanno concluso Ciambriello e Saggiomo. Nel frattempo, nel pomeriggio a Caserta, gli attivisti del Centro Sociale Ex Canapificio hanno annunciato un presidio tra piazza Dante e la Prefettura per chiedere “verità e giustizia per Sylla Mamadou Khadialy".