Ferrari "in prestito" per matrimonio di parenti di Zagaria: affiliati Casalesi assolti
Accusati di aver "estorso" una Ferrari per le nozze di famiglia del boss Setola, due storici affiliati del clan Casalesi vengono assolti: per i giudici il fatto non sussiste.

Lucia Sforza
Sentenza shock: assolti "perché il fatto non sussiste"
La prima sezione del tribunale di Santa Maria Capua Vetere, presieduta da Sergio Enea, ha assolto Francesco Cirillo ("Che alias Cosciafina") e Giuseppe Caiazzo dall'accusa di estorsione aggravata dal metodo mafioso. "Perché il fatto non sussiste" ha sancito il giudice, archiviando l’episodio legato alla prestazione della Ferrari.
La richiesta del prestito… e la minaccia mafiosa
Secondo l’accusa della DDA di Napoli, nel giugno 2008 i due avrebbero chiesto a Ulderico Fabozzi, imprenditore vessato da un ingente sequestro, il prestito di una Ferrari 360 Modena per il matrimonio della cugina di Giuseppe Setola, boss dei Casalesi. Fabozzi avrebbe realizzato troppo tardi che, di fatto, la vettura era diventata “proprietà” del clan.
Il rientro della Ferrari: guasto e tracciamento
A far saltare la truffa è stato un guasto che ha attivato l’antifurto satellitare, segnando la posizione dell’auto. A quel punto, Cirillo stesso ha richiamato Fabozzi per far rientrare la vettura, prima che la società dell’antifurto mettesse in moto l’allarme.
Requisitoria severa ma inutili le richieste del PM
Il sostituto procuratore Vincenzo Ranieri aveva chiesto ben 19 anni di carcere: 9 anni e mezzo ciascuno per Cirillo e Caiazzo. Un terzo imputato, Nicola Tavoletta, era stato prosciolto per morte del reo. Ora, invece, i due affiliati escono dalla vicenda a mani vuote.
Il pool difensivo vince la causa
A difendere Cirillo e Caiazzo un team solido: avvocati Gaetano D’Orso, Maria Teresa Fumante, Vittorio Giaquinto e Michele Di Fraia, che hanno dimostrato l’inconsistenza delle accuse mosse dalla DDA.