antica cittadella
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Sacerdote condannato
Sacerdote condannato

CAPUA (Lucia Sforza) - Condanna esemplare per Don Roberto Filippini: accusato di violenza sessuale continuata. 
Una condanna severa e complessa, emessa dal Tribunale di Napoli, ha posto fine a un processo che ha svelato una drammatica storia di abusi di potere e di tradimento della fiducia all’interno di un contesto di assistenza a persone vulnerabili.

 

Abusi su disabile: parroco condannato a 8 anni e 7 mesi


La Nona Sezione Penale del Tribunale di Napoli ha riconosciuto colpevole Don Roberto Gerolamo Filippini, sacerdote originario della provincia di Como ma da tempo attivo a Ercolano. 

L'uomo è stato condannato a 8 anni e 7 mesi di reclusione per il reato di violenza sessuale continuata ai danni di un giovane disabile di Capua. La gravità del caso è aggravata dal fatto che il sacerdote era stato nominato anche amministratore di sostegno della vittima.


Oltre alla pena detentiva, il parroco è stato interdetto dai pubblici uffici e condannato a un significativo risarcimento economico in favore della vittima, che si era costituita parte civile, assistita dall’avvocato Paola Santantonio.


La sentenza del Tribunale: il sacerdote è accusato di violenza sessuale continuata su un giovane di cui era amministratore


Secondo quanto ricostruito dalla Procura, rappresentata dal pm Giuseppe Tittaferrante, gli episodi di abuso si sarebbero consumati tra il 2014 e il 2019 all’interno del centro Don Orione di Ercolano. È importante sottolineare che la struttura, nota e stimata per la sua assistenza ai più fragili, è stata ritenuta del tutto estranea e ignara ai fatti contestati.


Il sacerdote, che esercitava lì il suo ministero, avrebbe approfittato della condizione di vulnerabilità e della dipendenza del giovane, manipolandolo attraverso la promessa e l’elargizione di regali in cambio di prestazioni sessuali.

 

Abuso di vulnerabilità: le frasi shock e i regali materiali


Dalle indagini è emersa una dinamica inquietante e degradante. Don Filippini avrebbe offerto beni materiali, tra cui un iPhone 10, cuffie e braccialetti. In aula sono state riportate anche le frasi shock utilizzate per vincere le resistenze del giovane: “Andiamo a fare l’amore poi ti do il regalo” o l’inquietante “vieni che ti calmo io”.


Un momento cruciale del procedimento è stato l’incidente probatorio, durante il quale la vittima, nonostante la sua condizione, ha trovato la forza di raccontare con fermezza e lucidità le violenze subite, fornendo un racconto che ha confermato l’intero impianto accusatorio.

 

La testimonianza della vittima e la solidità delle prove
 

I giudici del collegio hanno riconosciuto la piena credibilità del racconto del giovane e la solidità delle prove raccolte dagli inquirenti. Nonostante la difesa del sacerdote, affidata agli avvocati Licia Gianfaldone e Mario Acquaruolo, abbia tentato di respingere le accuse, il Tribunale ha ritenuto pienamente provata la responsabilità penale dell’imputato, infliggendo una condanna che rappresenta un chiaro segnale di tutela per le fasce più deboli della società.