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Lucia Sforza


Parcheggio San Carlo: Carlo Marino in aula contro Sagliocchi

Caserta – Si infittisce il processo sulle presunte infiltrazioni del clan dei Casalesi, in particolare del boss Michele Zagaria, nell’ambito della realizzazione del parcheggio interrato di via San Carlo a Caserta. A parlare in aula è stato l’ex sindaco Carlo Marino, oggi testimone chiave dinanzi alla prima sezione penale del Tribunale di Santa Maria Capua Vetere, presieduta dal giudice Sergio Enea, con Giuseppe Zullo e Norma Cardullo a latere.


 Marino: “Sagliocchi mi minacciò, coinvolse anche mio suocero”

Durante la sua deposizione, Marino ha dichiarato:

“Conoscevo l’architetto Carmine Domenico Nocera perché i nostri figli frequentavano le stesse scuole. Ero suo avvocato in vari processi per abuso d’ufficio, come per il Comune di Recale o il caseificio. In quel periodo difendevo anche Patrizio Michele Sagliocchi”.

Poi il racconto drammatico: “Sagliocchi, in tribunale, mi minacciò. Usò toni violenti e familiari mai usati prima, mi disse che me l’avrebbe fatta pagare a me e a mio suocero, convinto che ci fosse un conflitto di interessi perché mio suocero difendeva Gallo, mentre io ero il legale di Sagliocchi. Ma non ne sapevo nulla: gli studi erano separati”.


 La GdF: “Box accessibili solo con badge, non a rotazione”

Durante l’udienza, la Guardia di Finanza ha riferito di un’ispezione effettuata ad aprile 2025 nel parcheggio San Carlo, evidenziando che:

“Solo il piano -1 è dedicato ai posti a rotazione. I piani -2 e -3 sono occupati da box in affitto o vendita, accessibili solo con badge e non neppure tramite le scale antincendio”.

Il dato è rilevante perché secondo il piano regolatore vigente all’epoca, il 70% dei posti doveva essere a rotazione e solo il 30% in box privati. Nella documentazione presentata dalla società dei figli di Sagliocchi, invece, la percentuale era invertita o “corretta” solo sulla carta.


 Prossima udienza a settembre

Secondo il sostituto procuratore Fabrizio Vanorio, l’intera operazione partì nel 2007, quando fu sottoscritto l’atto di compravendita dell’area. Da lì seguirono modifiche grafiche e tecniche finalizzate all’ottenimento del permesso a costruire, ottenuto nel 2009.

Le accuse mosse a vario titolo includono:

Associazione a delinquere con aggravante mafiosa

Corruzione

Autoriciclaggio

Falso ideologico

Trasferimento fraudolento di valori


 Imputati e difese

Alla sbarra:

Michele Patrizio Sagliocchi

Michele Zagaria, boss del clan

Francesco Biondi, dirigente del Comune

Carmine Domenico Nocera, architetto

Gaetano Riccardi, nipote di Sagliocchi

Fabio Fontana,

Teresa Capaldo

Difesi dagli avvocati: Giovanni Cantelli, Giuseppe Stellato, Enzo Di Vaio, Guido Diana, Michele Di Fraia, Paolo Di Furia, Emilio Martino, Alfonso Quarto, Alessandro Barbieri, Mauro Iodice, Stefano Montone, Giuseppe Ceceri.

Il Comune di Caserta si è costituito parte civile, rappresentato dall’avv. Lidia Gallo.