Diniego rinnovo nomina guardia giurata, Tar condanna Prefettura per condanna con pena sospesa
Il Tar Campania annulla il rigetto della Prefettura di Caserta sul rinnovo della nomina a guardia giurata, perché una condanna con pena sospesa non può essere motivo di esclusione automatica.

Il rigetto della Prefettura per la nomina a guardia giurata
(Lucia Sforza)
La Prefettura di Caserta ha respinto la richiesta di rinnovo della nomina a guardia giurata particolare presentata da un operatore in servizio presso l’Aeroporto di Capodichino. Il motivo principale del diniego è stato una condanna penale definitiva emessa dalla Corte di Appello di Napoli per lesioni personali, con una pena di 6 mesi di reclusione, sospesa.
La Prefettura ha considerato questa condanna come un segno di “inaffidabilità” che compromette il requisito della buona condotta necessario per svolgere la funzione di guardia giurata.
Il ricorso e la difesa del lavoratore
La guardia giurata, assistita dagli avvocati Raffaele Tuccillo e Antonio Cantiello, ha presentato ricorso contro il diniego. Nel ricorso è stato evidenziato che il lavoratore ha risarcito integralmente la persona offesa e che negli oltre vent’anni di carriera non ha mai avuto problemi riguardo il rinnovo della nomina da parte della Prefettura.
Il ricorrente ha quindi sottolineato come la condanna con pena sospesa non possa giustificare da sola un rigetto automatico per motivi di affidabilità.
La decisione del Tar Campania
La quinta sezione del Tribunale Amministrativo Regionale della Campania, presieduta da Maria Abbruzzese, ha accolto il ricorso. Secondo il Tar, “la condanna a pena condizionalmente sospesa non può costituire di per sé motivo di applicazione di misure di prevenzione né per il diniego di concessioni, licenze o autorizzazioni necessarie a svolgere attività lavorativa”.
Per questo motivo, il Tar ha annullato il provvedimento della Prefettura, condannandola anche al pagamento di 2.000 euro per le spese di giudizio.
Perché questa sentenza è importante
La sentenza del Tar ribadisce un principio fondamentale: una condanna con pena sospesa non deve automaticamente escludere una persona dall’esercizio delle proprie attività professionali, soprattutto se la persona ha dimostrato di aver sistemato la situazione risarcendo il danno e mantenuto una carriera senza problemi.
Questo caso fa da precedente per altre situazioni in cui si rischia una valutazione eccessivamente rigida e automatica nei confronti di lavoratori con condanne sospese.