I carabinieri aiutano il disabile
I carabinieri aiutano il disabile

AVERSA - Erano da poco passate le 21.00 di ieri sera quando la 75enne, in casa con il marito disabile, ha chiesto aiuto ai carabinieri.
L’anziana donna, stremata dagli inutili tentativi di aiutare il marito, anch'egli 75enne, a spostarsi dalla sedia a rotelle per trovare sollievo in una seduta più comoda, sulla poltrona di casa, si è sentita sopraffatta dallo sconforto quando in più occasioni l’uomo è caduto sul pavimento.

Marito disabile cade a terra: moglie chiede aiuto a carabinieri

Trovatasi nell’impossibilità di chiamare parenti e vicini, e nella considerazione che il loro unico figlio si trova al momento in Svizzera per lavoro, ha deciso di comporre il numero di emergenza “112” e di chiedere aiuto ai carabinieri.
La richiesta di assistenza dell’anziana è stata subito accolta dall’operatore della Centrale Operativa della Compagnia di Aversa che, in pochi minuti, ha fatto sopraggiungere presso l’abitazione della coppia una pattuglia del Nucleo Operativo e Radiomobile. 

L'anziana era sola in casa e stremata: i militari arrivano in pochi minuti

I militari dell’Arma, dopo essersi accertati che gli anziani non avevano bisogno di cure mediche, hanno subito fornito l'aiuto necessario e tenuto loro compagnia, compiendo così un piccolo gesto di grande importanza e confermando la vicinanza dell'Arma dei Carabinieri ai cittadini, nei momenti sia di piccola che di grande difficoltà.

Il caso della solitudine nella terza età: ecco il rapporto dell'Istat

Secondo il rapporto Istat 2018, circa il 40% degli ultrasettantacinquenni non ha nessuno a cui rivolgersi in caso di bisogno. Le cause alla base di tale condizione sono molteplici: crisi della famiglia, limitazioni fisiche e motorie, morte di molti coetanei, vedovanza, condizioni abitative limitanti, maggiore utilizzo di comunicazione tramite dispositivi elettronici piuttosto che face-to-face.

La solitudine, insieme a età, patologie croniche e non autosufficienza, è dunque un fattore di rischio per il processo di fragilizzazione dell’anziano. Uno studio longitudinale di Perissinotto e colleghi (2012), su un campione di 1600 intervistati, ha rilevato che il 43% degli anziani viveva in una condizione di solitudine e, a distanza di sei anni dalla prima intervista, i ricercatori hanno scoperto che chi era solo aveva un rischio di mortalità del 45% più alto, con un peggioramento della qualità della vita e delle autonomie personali. 

Nel corso degli ultimi anni sono nate diverse iniziative volte ad arginare tale problematica. Un esempio è il co-housing, ovvero la convivenza di più anziani rimasti soli o senza una adeguata rete sociale in appartamenti che possono prevedere l’assistenza da parte di alcuni operatori sociosanitari.