antica cittadella
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Enrico Martinelli
Enrico Martinelli

CASAL DI PRINCIPE (di Lucia Sforza) - Condanna all'ergastolo annullato per il boss Martinelli: la Cassazione ordina un nuovo processo. Annullamento con rinvio. 
 

Condanna annullata: nuovo processo per il ras accusato di duplice omicidio

È questa la decisione adottata dalla Corte di Cassazione, prima sezione penale, presieduta da Giuseppe Santalucia, nel procedimento a carico di Enrico Martinelli, esponente apicale del clan dei Casalesi, condannato in secondo grado all’ergastolo per duplice omicidio aggravato da metodo mafioso.

La Suprema Corte ha accolto il ricorso presentato dalla difesa di Martinelli, mettendo in discussione la validità della sentenza emessa dalla Corte d’Assise d’Appello di Napoli, che aveva confermato la condanna inflitta in primo grado.

 

La Corte di Cassazione accoglie il ricorso del boss Enrico Martinelli, già condannato all’ergastolo: si riapre il processo per l’agguato del 2003
 

I fatti risalgono al dicembre 2003, quando Domenico Apuzzo, 33 anni, e il cognato Salvatore Natale, 40 anni, furono freddati a colpi di fucile e kalashnikov mentre si recavano al lavoro nei campi, nella frazione Brezza. Secondo le ricostruzioni, i due sarebbero stati affiancati da un'auto e colpiti a sangue freddo: feriti durante il primo attacco, tentarono la fuga, ma finirono fuori strada in un canale di scolo, dove furono uccisi con brutalità.

Il delitto viene collegato alla volontà della fazione Schiavone del clan dei Casalesi di riaffermare il proprio dominio nella zona, attribuendo alle vittime la responsabilità di incendi dolosi ai danni di alcune aziende bufaline locali, tra cui una riconducibile allo stesso Martinelli.

 

Accuse pesanti e coimputati illustri


A Martinelli era stato attribuito il ruolo di organizzatore e coesecutore del duplice omicidio, in concorso con Francesco Schiavone detto “Cicciariello” (considerato mandante), Vincenzo Schiavone detto “Petillo” e Pasquale Spierto, tutti già condannati a 20 anni di reclusione per i medesimi fatti.

La responsabilità dell’imputato si fondava sulle dichiarazioni dei collaboratori di giustizia e dei coimputati, considerati decisivi ai fini del verdetto.

 

Il ricorso della difesa e la posizione della Suprema Corte


Martinelli, tramite il proprio legale, ha presentato ricorso per vizi di legge e motivazione, puntando in particolare sulla scarsa attendibilità delle accuse mosse dai pentiti. A sostegno della tesi difensiva è stato evidenziato come tutti i collaboratori di giustizia coinvolti abbiano riportato informazioni non dirette, ma apprese da terzi che non sono stati mai sentiti o non hanno confermato le accuse.

Un elemento che ha convinto la Suprema Corte a ritenere il ricorso fondato, ordinando quindi un nuovo esame dei fatti.

 

Processo da rifare: possibile audizione di nuovi testimoni
 

La Cassazione ha annullato la sentenza impugnata e disposto il rinvio a una diversa sezione della Corte d’Assise d’Appello di Napoli. I giudici potranno procedere, se necessario, a nuove audizioni, inclusi i coimputati e altri soggetti ritenuti a conoscenza dei fatti, per garantire un processo più completo e rispettoso dei principi di legalità e contraddittorio.

Un processo che riapre un caso pesantissimo
 

La vicenda rappresenta una delle pagine più cruente della lunga guerra di potere tra le famiglie camorristiche nel casertano. La riapertura del processo rilancia anche il tema della verifica delle prove nei procedimenti fondati sulle dichiarazioni di pentiti, specie in assenza di riscontri diretti. Ora spetta alla nuova sezione giudicante fare piena luce su una strage rimasta impressa nella memoria del territorio.