antica cittadella
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AVERSA. Nelle serate quiete in cui il silenzio sembra sovrastare ogni rumore, può accadere l’impensabile. È questo il fulcro dell’evento tragico che ha scosso la comunità di Aversa martedì scorso. La sala d’attesa del pronto soccorso dell’ospedale Moscati, un luogo normalmente dedicato alla cura e alla speranza, si è trasformata in un palcoscenico di angoscia e disperazione. Un gesto autolesionistico ha portato un diciassettenne a compiere un atto che nessuno avrebbe mai potuto immaginare: darsi fuoco.

Ragazzino si cosparge di disinfettante e si dà fuoco in pronto soccorso



Il giovane, descritto come affetto da disturbi psichiatrici, era stato trasferito dall'ospedale di Marcianise dopo una prima visita. La sua condizione mentale fragile, segnata da lotte interiori che pochi possono comprendere, lo ha portato a un punto di rottura. Seduto tra volti inespressivi, mentre la vita scorreva lenta e indifferente attorno a lui, il ragazzo ha sentito un impulso devastante che lo ha spinto a versarsi addosso del disinfettante. Poi, come in un attimo di follia, ha acceso le fiamme, trasformando la sala in un inferno.

Il rumore improvviso delle urla e del crackling delle fiamme ha gelato l’aria, attirando l’attenzione del personale sanitario e della vigilanza presente. Con una reazione pronta e coordinata, i professionisti hanno accorso verso il giovane, spegnendo le fiamme e limitando così il danno. Un intervento tempestivo e decisivo, che ha evitato quello che sarebbe potuto diventare un incubo ben più grave. Tuttavia, il ragazzo ha subito ustioni severe, e il suo stato di salute è rapidamente peggiorato, richiedendo un ricovero in codice rosso.

La scena che si è presentata agli occhi dei soccorritori è stata straziante: un adolescente, intrappolato tra il dolore fisico e i demoni interiori, gravemente ferito. È un’immagine difficile da dimenticare, tanto per chi ha assistito quanto per chi, da lontano, ha ascoltato le notizie di tale orrore. In un momento in cui la fragilità umana emerge in modo così crudo, ci si chiede: cosa può portare un giovane a un gesto così estremo? Quali sono le parole non dette, le sofferenze silenziose che si nascondono dietro a un sorriso?

 

L'episodio avvenuto all'ospedale Moscati di Aversa nel corso della serata di martedì  



Sul posto, i carabinieri di Aversa hanno avviato un’indagine, sentendo i testimoni e cercando di ricostruire la dinamica dei fatti. Per loro, ogni dettaglio conta; ogni parola può fornire indizi su un quadro complesso e inquietante. Ma oltre l’aspetto investigativo, c’è una realtà profonda da affrontare: la salute mentale dei giovani. Questo drammatico episodio riporta alla luce una questione cruciale, spesso sottovalutata, ma che merita attenzione e impegno.

Troppo spesso sentiamo parlare di malesseri invisibili che affliggono i giovani, un fenomeno amplificato dalla società moderna, dove le pressioni sociali e familiari sono costanti. Le statistiche parlano chiaro: i disturbi mentali sono in aumento, eppure il tabù che circonda tali tematiche continua a persistere. È essenziale che si sviluppi una rete di supporto, che aiuti coloro che lottano in solitudine, offrendo ascolto e professionalità.

In questo contesto, il giovane del Moscati di Aversa diventa simbolo di una battaglia che va oltre le fiamme, rappresentando un grido d’aiuto per tutti gli adolescenti che vivono nell’ombra. La comunità deve unirsi, per contribuire a creare un ambiente dove il dolore possa essere condiviso e dove il coraggio di chiedere aiuto venga premiato e sostenuto.