antica cittadella
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SANTA MARIA A VICO - Gli appalti per l'ampliamento del cimitero comunale di Santa Maria a Vico e l’assunzione in una ditta che lavorava per il comune, erano al centro degli interessi del clan camorristico Massaro alla vigilia delle elezioni comunali di settembre 2020. Sarebbero stati questi i favori richiesti dal clan Massaro agli amministratori locali del comune di Santa Maria a Vico in cambio del sostegno elettorale e dei voti alle amministrative del 2020
 

 

I finanzieri al lavoro
L'indagine della Guardia di Finanza sul comune di Santa Maria a Vico

Ampliamento del cimitero e gestione della fiera: ecco gli appalti nel mirino del clan Massaro in cambio di voti alle elezioni del 2020

È quanto emerso dalle indagini coordinate dalla Direzione distrettuale antimafia di Napoli culminate oggi nell'esecuzione di un'ordinanza di custodia cautelare in carcere e agli arresti domiciliari eseguita dai finanzieri della compagnia di Marcianise nei confronti di 6 indagati, due esponenti del clan Massaro e quattro amministratori del Comune di Santa Maria a Vico. 

 

I dettagli delle indagini della Dda: il gruppo Massaro voleva l'affare del forno crematorio e la concessione per la gestione di un chiosco-bar

Sono finiti agli arresti domiciliari il sindaco Andrea Pirozzi, la vicesindaca e candidata alle elezioni regionali Veronica Biondo, l’ex assessore Marcantonio Ferrara e il consigliere comunale Giuseppe Nuzzo. In carcere due esponenti del clan Massaro, Raffaele Piscitelli e Domenico Nuzzo alias Mimmariello.

L'ordinanza emessa dal gip del Tribunale di Napoli su richiesta della Dda partenopea contesta agli indagati, a vario titolo, i delitti di scambio elettorale politico mafioso, induzione indebita a dare o promettere utilità, rilevazione e utilizzazione di segreti d'ufficio e favoreggiamento personale. Dalle indagini è emerso un ampio quadro di rapporti tra i fiancheggiatori dei due camorristi e alcuni candidati alle elezioni comunali di settembre 2020, finalizzati al perseguimento degli interessi economici del clan che sarebbero stati ottenuti con la rielezione degli amministratori pubblici. 

 

La mole di voti del clan Massaro e le preferenze anche ad un candidato  dell'opposizione

 

Dalle intercettazioni è emersa la precisa e calcolata pianificazione della distribuzione dei voti da parte del clan Massaro, una mole di voti disponibili tale da consentire una convergenza non solo in favore di candidati di riferimento, ma addirittura anche verso un candidato della lista avversaria, al fine di consentire a quest'ultimo di permanere nella carica di consigliere provinciale. In più occasioni, il referente del clan avrebbe preannunciato l'esito delle elezioni ai candidati al Consiglio comunale, anche con riferimento alle cariche che poi gli stessi avrebbero rivestito. 

Le indagini della Guardia di Finanza di Caserta (è guidata dal Colonnello Nicola Sportelli) sono partite nel 2020 poco prima che si tenessero le elezioni comunali vinte da Pirozzi, e fecero subito emergere gli interessi del clan Massaro per i lavori di ampliamento del cimitero comunale. Lo sviluppo dell'attività ha poi aperto uno squarcio ancora più inquietante sui rapporti tra affiliati di spicco al clan e amministratori comunali, relativo proprio alle elezioni del 2020; è emersa una pianificazione della distribuzione di voti da parte del clan, capace di garantire un numero così alto di preferenze che fu sostenuta non solo la lista di Pirozzi, ma anche il candidato di una lista avversaria, che però era necessario far eleggere al Consiglio comunale per fargli mantenere il ruolo di consigliere provinciale. 

 

L'affare della costruzione del forno crematorio e la concessione comunale per la gestione di un chiosco-bar

 

Ovviamente gli esponenti del clan, in cambio del sostegno elettorale, hanno preteso lavori, appalti, assunzioni. In particolare volevano realizzare un impianto di cremazione attiguo al cimitero con l'affidamento del servizio ad una società di cui uno degli affiliati al clan era socio occulto; sono inoltre riusciti ad ottenere dal Comune la concessione comunale per la gestione di un chiosco-bar nella frazione San Marco, senza versare alcun canone all'ente locale; peraltro il chiosco doveva essere abbattuto perché gravato da importanti abusi edilizi. 

 

Dalle indagini sono emerse anche le pressioni fatte sul rappresentante legale di una società che si era aggiudicata un appalto comunale per far assumere nell'azienda una persona vicina ad uno degli affiliati al clan, e gli interessi del clan Massaro per la gestione di un'area fieristica la cui realizzazione prevedeva l'emanazione di un apposito regolamento comunale per il quale si sarebbero attivati alcuni consiglieri comunali di Santa Maria a Vico.