Racket nel bar: arrestati sei affiliati del clan Orefice per estorsione
Il clan minacciava il titolare: “Ci vediamo il 28”, indagini della Polizia di Stato portano in carcere sei persone

REGIONALE (Lucia Sforza)- Pasquale Pezzullo e Carlo Vitale sono accusati di aver chiesto il pizzo in un bar a Frattamaggiore. A luglio 2025, i due esattori del clan Orefice avrebbero minacciato il dipendente dell’attività, riferendo poi le intimidazioni al titolare.
“Ci vediamo il 28 di questo mese … ieri sono passato ma ci stava tua sorella e lei mi ha detto di ripassare stasera ma le ho detto che sarei passato direttamente domani”. La vittima avrebbe risposto di avere problemi e di aver parlato con Luigi Orefice, figlio del ras. Alla fine di luglio, Pezzullo si sarebbe fatto consegnare la rata estorsiva di Ferragosto dal titolare del bar.
Arresti per estorsione
Lo scorso 12 agosto la Polizia di Stato ha eseguito un’ordinanza di custodia cautelare in carcere, emessa dal G.I.P. del Tribunale di Napoli su richiesta della Procura Distrettuale, nei confronti di sei persone gravemente indiziate di estorsione tentata e consumata aggravata dal metodo mafioso.
Gli indagati e le indagini
Le indagini della Squadra Mobile di Napoli e del Commissariato di Frattamaggiore hanno confermato la condotta estorsiva del clan Orefice ai danni del titolare del bar. In manette sono finiti: Salvatore Anastasio, Pasquale Pezzullo, Carlo Vitale, Domenico D’Antò, Michele Orefice e il figlio Luigi Orefice.
La rata del pizzo
Gli indagati, sfruttando il vincolo associativo e l’omertà sul territorio, avrebbero imposto al titolare il pagamento del “pizzo”: inizialmente 6000 euro annui, suddivisi in tre rate per Natale, Pasqua e Ferragosto, poi ridotto a 1500 euro.