antica cittadella
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Lucia Sforza

 

 Il caso: 65mila euro a una ditta collegata ai Casalesi

Un appalto da 65mila euro affidato dalla Provincia di Caserta a una ditta che, secondo Nicola Schiavone O’Russ, sarebbe schermata da prestanomi per aggirare le interdittive antimafia. È il nuovo episodio che riaccende l’allarme sulla pervasività del clan dei Casalesi negli enti pubblici, a partire dalla Provincia fino ai consorzi, le comunità montane e i comuni.


 Schiavone O’Russ: “Usavano prestanomi per lavorare con lo Stato”

Nel corso di un’intercettazione del 10 settembre 2019, Nicola Schiavone O’Russ, condannato per camorra, ha dichiarato che molti imprenditori legati al clan erano costretti a cedere le imprese a terzi, spesso familiari o amici, per continuare ad aggiudicarsi gli appalti nonostante le interdittive antimafia.

Tra i casi citati:

Pietro Apicella, dietro le ditte Arca Anita snc e Ludo Appalti, formalmente intestate a Leonardo Letizia e Luca Fontana.

Entrambe le ditte erano risultate vincitrici in appalti ad Aversa e Caserta, poi bloccati per mafia.
Apicella avrebbe dichiarato di contare su un certo Marcello, poi identificato come Marcello Della Corte, genero del sindaco Anacleto Colombiano, per ottenere appalti tramite contatti nella stazione appaltante.


Il caso Italcantieri e i legami con i Diana

Nel mirino c’è anche la ditta Italcantieri S.r.l., vincitrice di un appalto provinciale per il ripristino della SP 338, per una base d’asta da 62mila euro, poi aggiudicato a 51mila dopo un ribasso. La ditta risultava formalmente guidata da Francesca Russo, cognata del fratello di Salvatore Diana, già coinvolto nel processo per voto di scambio “Principe e scheda ballerina”, insieme al padre Gennaro Diana.

Le connessioni familiari e i precedenti giudiziari della famiglia Diana riaprono interrogativi sul reale controllo dell’impresa. Dopo l’aggiudicazione, una perizia di variante da 7.800 euro ha quasi annullato lo sconto applicato.

 

 La Provincia, il Mepa e la “trattativa diretta”

L’appalto è stato assegnato tramite Mepa, con procedura di trattativa diretta, sotto la supervisione dell’ex dirigente provinciale Gerardo Palmieri, indagato insieme all’ex presidente Giorgio Magliocca per presunte gare truccate. Palmieri avrebbe ammesso il proprio coinvolgimento.

Secondo l’accusa, il Mepa viene spesso strumentalizzato per coprire decisioni prese a monte dalla politica, trasformando l’incarico diretto in un meccanismo opaco, favorito dalla mancanza di controlli reali.