Clan dei Casalesi e appalti pubblici: Pezzella indicato come referente fisso
Durante un’udienza al Tribunale di Santa Maria Capua Vetere, i pentiti Nicola Schiavone e Nicola Panaro accusano l’imprenditore Raffaele Pezzella

Lucia Sforza
Il caso: accuse pesanti nel processo sulle misure di prevenzione
Si è svolta un’udienza chiave presso la sezione Misure di Prevenzione del Tribunale di Santa Maria Capua Vetere, presieduta dal giudice Massimo Urbano. Al centro del procedimento, l’imprenditore Raffaele Pezzella, già coinvolto nell’indagine sugli appalti truccati del Comune di Calvi Risorta, poi sciolto per infiltrazioni camorristiche.
Durante l’udienza, due pentiti eccellenti – Nicola Schiavone, figlio di Sandokan, e Nicola Panaro – hanno testimoniato contro Pezzella, indicandolo come “referente stabile” del clan dei casalesi per gli appalti pubblici, in particolare presso l’amministrazione provinciale.
Il quadro probatorio: appalti, burocrazia e clan
La posizione di Pezzella si aggrava: secondo i collaboratori di giustizia, era un punto di riferimento del clan per infiltrarsi nei lavori pubblici. I racconti si inseriscono nell’ambito di un procedimento avviato per chiedere la revoca dei sequestri subiti da Pezzella, difeso dagli avvocati Nando Letizia, Giuseppe Stellato e Claudio Sgambato.
I due pentiti hanno anche fatto i nomi di altri imprenditori ritenuti contigui al clan, tra cui Tullio Iorio, attivo durante la presidenza De Franciscis, e un misterioso “Bimbo”, la cui identità resta da chiarire.
Politica e clan: il legame sottile
Schiavone ha ribadito che il clan non prese posizione ufficiale alle elezioni provinciali, perché aveva solidi riferimenti sia nel campo di De Franciscis che in quello di Cosentino. Una strategia di doppio canale che rafforza l’idea di una rete strutturata tra malavita e politica locale.