antica cittadella
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REGIONALE - “Secondigliano, Reparto Adriatico, nella serata del 18 Aprile due agenti di Polizia Penitenziaria sono stati vittima di una tentata aggressione con una lama da due detenuti di origine romena”. Lo denuncia il Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria, per voce dei dirigenti Raffaele Munno e Donato Vaia. I sindacalisti ricostruiscono le ore di folla e violenza vissute: “Da quanto ci viene riferito, nella serata di ieri i due detenuti armati di lama hanno rifiutato di entrare nella propria cella ed hanno tentato di aggredire il personale con una lama rudimentale. L'episodio avrebbe potuto avere conseguenze ben più tragiche se gli agenti non avessero avuto prontezza e scaltrezza nell’evitare il peggio. Solo dopo averli disarmati, e dopo una lunga mediazione gli agenti di Polizia Penitenziaria addetti al controllo e vigilanza della Sezione con opera di persuasione, sono riusciti mantener l’ordine e a far rientrare i detenuti. E come al solito bisogna sempre ringraziare gli uomini e le donne del corpo se alcuni eventi non sfocino a conclusioni irrimediabili”, concludono.

Episodi gravi

Commenta Donato Capece, segretario generale del SAPPE: “Quel che sta succedendo nelle ultime settimane nelle carceri – tra suicidi, aggressioni, risse, evasioni - è di inaudita gravità ed è la conseguenza dello scellerato smantellamento delle politiche di sicurezza delle carceri attuato nel passato. Il sistema penitenziario, per adulti e minori, si sta sgretolando ogni giorno di più e ha assoluta necessità di interventi urgenti. Sono anni che il SAPPE denuncia la necessità di espellere i detenuti stranieri dall’Italia, detenuti che sono oggi quasi 20.000 a fronte delle oltre 62mila presenze, e che la sicurezza interna delle carceri è stata annientata da provvedimenti scellerati come la vigilanza dinamica e il regime aperto: anche l’aver tolto le sentinelle della Polizia Penitenziaria di sorveglianza dalle mura di cinta delle carceri, la mancanza in organico di poliziotti penitenziari, il mancato finanziamento per i servizi antintrusione e anti-scavalcamento sono priorità assolute, eppure, la politica se n’è completamente fregata”. 

Serve una strada diversa

“Si riparta da questi gravi fatti caduti nel carcere di Secondigliano a Napoli per porre fine all’onda lunga dello smantellamento delle politiche di sicurezza dei penitenziari attuato nel passato”, conclude il leader del SAPPE. “Smembrare la sicurezza interna delle carceri con vigilanza dinamica, regime aperto ed assenza di Polizia Penitenziaria ha infatti favorito inevitabilmente gli eventi critici, che sono costanti e continui. E non è certo l’affettività in carcere a favore dei detenuti la priorità di intervento per il sistema carceri!”.