antica cittadella
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Lucia Sforza

 

 Il caso: Pezzella al centro dei legami tra clan e pubblica amministrazione

Un’udienza cruciale si è tenuta presso il Tribunale di Santa Maria Capua Vetere, sezione Misure di Prevenzione, presieduta da Massimo Urbano. Al centro, le richieste di revoca dei sequestri imposti all’imprenditore Raffaele Pezzella, difeso dagli avvocati Nando Letizia, Giuseppe Stellato e Claudio Sgambato.

A testimoniare, due pesi massimi della criminalità organizzata: Nicola Schiavone, figlio di Sandokan, e Nicola Panaro, entrambi ex capi del clan dei casalesi oggi collaboratori di giustizia.


 Le accuse: “Era il nostro referente fisso negli appalti”
 

Schiavone e Panaro non hanno lasciato spazio a interpretazioni: Pezzella sarebbe stato il punto di riferimento fisso e sistematico del clan negli appalti pubblici, in particolare in quelli della Provincia. Le dichiarazioni sono state rese nell’ambito di un procedimento connesso all’inchiesta sugli appalti pilotati nel Comune diCalvi Risorta, sciolto per infiltrazioni mafiose.

Nel procedimento sono coinvolti anche l’ex sindaco Giovanni Lombardi, l’ex vicesindaco Cipro, l’ex dirigente tecnico Piero Cappello e numerosi altri soggetti, tutti rinviati a giudizio.


 

Altri nomi eccellenti: imprenditori, politici, amministratori

Oltre a Pezzella, i pentiti hanno fatto i nomi di:

Tullio Iorio, imprenditore di San Cipriano d'Aversa, molto attivo durante la presidenza di Sandro De Franciscis.

Un imprenditore identificato solo con il soprannome “Bimbo”. A Casal di Principe i “Bimbo” sono diversi, e le indagini dovranno chiarire a chi si riferissero i collaboratori.
Secondo Schiavone, il clan non prese una posizione netta alle elezioni provinciali, poiché aveva referenti sia nel fronte De Franciscis sia in quello Cosentino, a cominciare da Nicola Ferraro.