Niente semilibertà per il ras dei Belforte: "Non ha scontato i due terzi della pena"
La Corte di Cassazione boccia il ricorso di Luigi Trombetta, uomo di fiducia dei Mezzacane. Decisiva la sua pericolosità e il mancato percorso di reinserimento.

Lucia Sforza
La decisione della Cassazione
Niente semilibertà per Luigi Trombetta, storico esponente del clan Belforte di Marcianise e uomo di fiducia della frangia dei "Mezzacane". La prima sezione della Corte di Cassazione, presieduta da Michela Boni, ha rigettato il ricorso contro la decisione del Tribunale di Sorveglianza di Bologna, che aveva già dichiarato inammissibile la richiesta.
La condanna e il calcolo della pena
Trombetta sta scontando una pena di 30 anni di reclusione, con decorrenza dal 26 marzo 2010 e termine previsto al 14 luglio 2036. Il Tribunale ha evidenziato come, pur considerando la liberazione anticipata per un totale di 1.350 giorni (pari a 3 anni, 8 mesi e 15 giorni), l’uomo non abbia ancora raggiunto l’espiazione dei 2/3 della condanna, soglia necessaria per accedere alla misura alternativa della semilibertà.
I motivi del rigetto
Il rigetto non si basa solo su un freddo calcolo matematico. Il Tribunale ha sottolineato anche la “rilevante caratura criminale” del detenuto e la brevità del percorso di reinserimento sociale, che non lasciano presagire una reale possibilità di recupero.
Il ricorso della difesa
Il legale di Trombetta ha impugnato la decisione davanti alla Suprema Corte, sostenendo vizi di legge e di motivazione, contestando in particolare il punto di decorrenza dell’espiazione, indicato a suo dire come 2 novembre 2006 anziché 2010.
La risposta della Suprema Corte
La Cassazione ha però ritenuto infondato il ricorso, affermando che il calcolo del Tribunale è stato “esaustivo e coerente”, confermando la validità della pronuncia bolognese. Per Luigi Trombetta, dunque, nessuna uscita anticipata dal carcere: dovrà continuare a scontare la sua pena fino al termine previsto.